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In galera o sottoterra, tutti gli oppositori di Putin

Navalni agli arresti, Politkvoskaia e Nemtsov al cimitero

Redazione Ansa

Quello di BORIS NEMTSOV è l'ultimo in ordine di tempo di una serie di assassinii "misteriosi" di personaggi scomodi per il potere quasi incontrastato di Vladimir Putin in Russia. Anche se fino a prova contraria non si può additare il Cremlino per l'uccisione, nella notte, di uno dei leader dell'opposizione, l'omicidio dell'ex vice premier liberale fa calare una tetra nube di sospetti sul presidente russo. Molti, troppi, tra coloro che hanno messo il bastone tra le ruote allo 'zar' sono finiti dietro le sbarre o al cimitero. Il caso più celebre è probabilmente quello di ANNA POLITKOVSKAIA: una giornalista di Novaia Gazeta sempre pronta a denunciare la deriva autoritaria del governo di Putin e i tanti abusi commessi dalle forze russe in Cecenia. La Politkovskaia è stata freddata a colpi di pistola il 7 ottobre del 2006 nell'ascensore dell'edificio di Mosca in cui abitava. Ma a distanza di quasi nove anni non è ancora stata fatta piena luce sul delitto. Lo scorso giugno il terzo processo per l'omicidio della reporter si è concluso con dure condanne per tutti gli imputati e due ergastoli, ma gli investigatori non hanno ancora individuato il mandante, o i mandanti, dell'omicidio. ALEXIEI NAVALNI, il maggiore oppositore del leader del Cremlino, sembra invece essere stato messo fuori combattimento con un altro sistema: quello giudiziario. Il blogger anti-Putin era, assieme a Nemtsov, uno degli organizzatori della "marcia anticrisi di Primavera" inizialmente prevista per domenica. La manifestazione è stata cancellata e sostituita con un corteo per ricordare Nemtsov, ma in ogni caso Navalni non vi avrebbe potuto partecipare: il giurista si trova infatti in carcere e vi rimarrà fino al 6 marzo per una condanna a 15 giorni di arresto per aver "violato la quiete pubblica" distribuendo volantini in metro a sostegno della marcia 'anticrisi'. Alexiei Navalni e suo fratello Oleg sono inoltre stati condannati il 30 dicembre a tre anni e mezzo per truffa e appropriazione indebita in un processo che molti osservatori ritengono politicamente motivato. Ma mentre l'oppositore ha ottenuto la sospensione della pena, suo fratello Oleg è finito al fresco. Un altro che ha avuto problemi con la giustizia dopo aver dato fastidio a Putin è MIKHAIL KHODORKOVSKI, ex patron del colosso petrolifero Yukos ed ex uomo più ricco di Russia: è finito dietro le sbarre dopo aver preso a finanziare l'opposizione, e c'è rimasto per ben dieci anni, fino a quando il leader del Cremlino non ha deciso di graziarlo alla fine del 2013. Adesso vive all'estero. Un altro oligarca anti-Putin, BORIS BEREZOVSKI, è stato costretto a fuggire in Inghilterra per non rimanere schiacciato dal peso dell'avversario. Ed è morto lì due anni fa in circostanze misteriose. Forse suicida. L'ex campione del mondo di scacchi GARRI KASPAROV, uno degli esponenti più noti dell'opposizione che ha partecipato alle manifestazioni anti-Putin di piazza Bolotnaia del 2011, 2012 e 2013, vive ora tra gli Usa e la Croazia per paura di finire nel tritacarne delle inchieste giudiziarie contro i dissidenti. E' stato invece eliminato fisicamente ALEXANDER LITVINENKO, ex spia di Mosca avvelenata nel 2006 a Londra col polonio radioattivo. Litvinenko, che era diventato un importante collaboratore dei servizi segreti di Sua Maestà, era stato sospeso dall'Fsb per aver denunciato un complotto per uccidere Berezovski. Ma queste non sono che alcune delle presunte vittime del Cremlino. L'elenco in realtà è molto più lungo.

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