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Mostre: quando l'abito fa la leader

Da Thatcher a Skin a Londra i look del potere allestiti da Hadid

Redazione Ansa

Chissà se il pugno fermo della Lady di ferro Margareth Thatcher sarebbe apparso un po' meno fermo senza quel suo filo di bianchissime perle sempre al collo. O se le campagne pro-Aids di Lady Diana avrebbero avuto meno risonanza nel mondo senza gli abiti Versace e le D bag, per lei create da Dior. E Susanna Camusso, se a un certo punto avesse optato per uno stile leopardato alla Roberto Cavalli, oggi sarebbe ugualmente alla guida dei sindacati dei lavoratori italiani? Una per tutte, Angela Merkel: senza quel guardaroba da 100 e più giacchette, per molti fin troppo corte, sarebbe comunque diventata la donna più potente del mondo, come l'ha definita Forbes? E' da domande come queste che nasce ''Women fashion power'', mostra in programma al Design Museum di Londra dal prossimo 29 ottobre al 26 aprile 2015, che racconta come le donne più influenti dell'ultimo secolo e mezzo, dalla politica allo spettacolo, abbiano usato la moda per definire e migliorare la propria posizione, lasciando traccia di sé nella storia e anche nei guardaroba di oggi.

 

Con gli allestimenti firmati dalla pluripremiata archistar Zaha Hadid, l'esposizione ha coinvolto in prima persona anche 25 protagoniste della scena internazionale, che hanno contribuito al racconto prestando un proprio outfit e condividendo il proprio stile. Si va da una Top della passerelle come Naomi Campbell alla cantante Skin, dalla principessa Charlene di Monaco all'antropologa Genevieve Bell, oggi vicepresidente di Intel Labs e secondo Elle tra le 3 donne più influenti al mondo in fatto di tecnologia. E poi l'avvocato dei diritti civili Shami Chakrabarti, l'italiana Livia Firth (produttrice cinematografica molto impegnata per la sostenibilità ambientale e sociale, nonché moglie dell'attore Colin), la stilista Vivienne Westwood e la signora della moda londinese Joan Burstein (la prima ad ospitare una collezione di John Galliano nella sua boutique Browns), il sindaco di Parigi Anne Hidalgo e Thea Green, fondatrice del colosso Nails Inc. E ancora, il direttore della Serpentine Gallery Julia Peyton-Jones, la giornalista della BBC Kirsty Wark, la fondatrice dell'impero del luxury on line net-a-porter Natalie Massenet e Qiong-er Jiang, direttore artistico del brand cinese Shangxia. Come dire, le donne che con le loro scelte stanno cambiando il mondo e che, anche attraverso il look, ispirano milioni di altre donne su tutto il pianeta.

 

''Sono tutte leader, ognuna nel proprio loro campo - racconta Donna Loveday, cocuratrice della mostra insieme all'esperto di moda Colin McDowell - e tutte donne che hanno capito che gli abiti che avrebbero indossato sarebbero stati parte del loro modo di comunicare''. Una sorta di ''dress code power'', che la mostra esplora sin primi strizzatissime corsetti che, quantomeno, rendevano irresistibilmente seducenti le nonne delle nostre nonne, ai vertiginosi tacchi a spillo di Christian Loubutin, che a ogni passo sembrano gridare ''sono qui, impossibile non notarmi''. Tra fotografie e molti filmati, anche pezzi storici da collezione come il vestito blu Mansfield indossato da Margaret Thatcher quando venne eletta leader del partito conservatore nel 1975. O l'abito Jacques Azagury scelto dalla principessa Diana per la festa del suo trentaseiesimo compleanno, appena un mese prima di morire. E poi ancora mise e accessori anni Venti della couturier italiana Elsa Schiaparelli, la donna che cambiò la Moda almeno quanto Coco Chanel e che inventò il color rosa smoking. E ancora uno smoking originale Yves Saint Laurent del '66 e l'abito da sposa del '77 disegnato dalla principessa del punk Zandra Rhodes.

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