Cultura

All'Opera di Roma la stagione apre con Rigoletto 'politico'

Nuovo allestimento a 4 mani, dirige Gatti, alla regia Abbado

Redazione Ansa

Sarà un Rigoletto 'politico', ambientato nella Repubblica di Salò, e dalle inquietudini moderne ad aprire la nuova stagione dell'Opera di Roma il prossimo 2 dicembre al Teatro Costanzi. Il nuovo allestimento, in scena fino al 18 dicembre, è stato concepito a 4 mani da Daniele Gatti, alla direzione dell'orchestra, e dal regista Daniele Abbado, che insieme hanno riletto in profondità il capolavoro di Giuseppe Verdi con l'obiettivo di proporne al pubblico una versione inaspettata, sia dal punto di vista musicale che drammaturgico: un'opera dunque rinnovata che, discostandosi dalla tradizione esecutiva, dando maggiore attenzione alla parola ed esaltando la psicologia dei personaggi, possa essere capace di rappresentare la doppia faccia di tragedia e commedia di Rigoletto. Se per Gatti (alla terza inaugurazione di stagione consecutiva al Costanzi, dopo Wagner e Berlioz) e per Abbado (per la prima volta all'Opera di Roma) la rilettura di Rigoletto costituisce una sfida professionale, questo titolo aveva invece inizialmente lasciato perplesso il sovrintendente Carlo Fuortes, più orientato a scegliere un'opera fuori dal repertorio più tradizionale: "innovare una grande opera è complicato, ma mi sono ricreduto dopo aver visto il lavoro di grande profondità che è stato fatto: sarà un Rigoletto tutto nuovo e pieno di sorprese", afferma il sovrintendente questa mattina, auspicando con la nuova stagione di ripetere e, se possibile superare, i risultati eccezionali raggiunti nel 2017-2018, con l'aumento del 26% degli incassi, "per poter continuare il lavoro di innovazione". "Il nostro Rigoletto non sarà un inanellamento di pagine famose, ma un tentativo di restare vicino al pensiero di Verdi: ovviamente è solo una proposta di interpretazione di un'opera avveniristica e moderna", dice Daniele Gatti, che il 1 dicembre al Costanzi spiegherà questo nuovo allestimento insieme ad Abbado in un incontro aperto al pubblico. Proprio il regista sottolinea la modernità di un'opera "che sembra scritta nel '900", spiegando la scelta dell'ambientazione negli anni '40 all'epoca della Repubblica di Salò per riportarne in superficie "l'aspetto politico che si è scolorito negli anni. Non si può dare senso alla maledizione di Rigoletto se si rimane nella superstizione".
Ma lo spettacolo non proporrà nessuna ricostruzione storica: "abbiamo immaginato il passato di Rigoletto, cosa cioè lo abbia portato a essere servo del Duca, forse era un attore di varietà, un guitto di bassa categoria", dice Abbado, "il Duca invece potrebbe essere il figlio di un prefetto della Repubblica di Salò. In ogni caso siamo a teatro, non al cinema né in tv: l'impianto scenico sarà moderno ma di derivazione elisabettiana.
Tutto sarà esposto con grande semplicità narrativa". Quello che il pubblico vedrà sarà uno scontro tra due realtà diverse, da un lato "il mondo lirico, cantato, del Duca di Mantova", e dall'altro quello "della parola, più degradato, di Rigoletto, un uomo che nasconde e protegge i propri affetti mentre nei confronti del mondo è cattivo e aggressivo", prosegue Abbado, "i personaggi nello spettacolo riflettono su ciò che accade nelle loro vite, come in uno straniamento brechtiano".
Per raccogliere le sollecitazioni della riflessione della coppia Gatti-Abbado grande sforzo di introspezione viene dunque richiesto al cast, in cui figurano Ismael Jordi e Ivan Ayon Rivas (Duca di Mantova), Roberto Frontali e Sebastian Catana (Rigoletto), Lisette Oropesa e Claudia Pavone (Gilda), Riccardo Zanellato (Sparafucile). In questo Rigoletto le scene e le luci sono di Gianni Carluccio, i costumi di Francesca Livia Sartori ed Elisabetta Antico, i movimenti coreografici di Simona Bucci e la direzione del coro di Roberto Gabbiani.

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