(ANSA) - ROMA, 5 MAR - Nono sono più i classici hacker, e
nemmeno i gruppetti di "artigiani" del cybercrime: la minaccia
più grande è ora rappresentata da decine e decine di gruppi
criminali organizzati transnazionali che fatturano miliardi,
multinazionali con mezzi illimitati, Stati nazionali con i
relativi apparati militari e di intelligence, fornitori e
contractors, gruppi civili o paramilitari e unità di mercenari.
A tracciare il quadro è l'ultimo rapporto del Clusit,
l'Associazione Italiana per la sicurezza informatica,.
La "lotta senza esclusione di colpi" prende di mira
infrastrutture, reti, server e client, ma anche smartphone,
oggetti connessi a internet, social e app per chattare. "E' una
situazione di inaudita gravità - spiega l'esperto Andrea
Zapparoli Manzoni, del comitato direttivo Clusit - che mette in
discussione e a repentaglio tutti i presupposti sui quali si
basa il buon funzionamento dell'Internet commerciale e di tutti
i servizi, online e offline, che su di essa fanno affidamento".
Nel dettaglio, nel corso del 2019 gli attacchi informatici
gravi di cui si è venuti a conoscenza sono stati nel mondo
1.670, il 7,6% in più dell'ano precedente. Rispetto al 2014 (873
casi), il numero è quasi raddoppiato.
Il grosso degli attacchi (1.383, pari all'83%), rientra nella
categoria del cybercrime, che cresce del 13,6%). Stabili i casi
di spionaggio e sabotaggio, a quota 204, mentre sono in
diminuzione gli attacchi riconducibili ad attività di guerra
cibernetica, a quota 35.
Cybercrime in mano a gruppi organizzati
Clusit, a repentaglio i presupposti dell'internet commerciale