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Da tv a canzoni, pirateria c'è sempre

Il 38% di chi usa musica usa servizi illegali, sale BitTorrent

Redazione Ansa

ROMA - Nonostante gli spot contro la pirateria siano ormai un ricordo e da quando sono scomparsi Napster e Megavideo le cronache si occupino poco del fenomeno, la pirateria informatica non è morta, anzi. Due rapporti fotografano infatti un fenomeno ancora vivo e diffuso. Il 38% di chi ascolta musica digitale, ha registrato ad esempio l'International Federation of the Phonographic Industry, ricorre a metodi illegali. La forma più comune di violazione del copyright è il cosidetto 'stream-ripping' (32%), cioè l'utilizzo di semplici software online per registrare l'audio di video come quelli di YouTube, un metodo che ricorda un po' quando si registravano negli anni '80 le canzoni alla radio. Al secondo posto c'è il 'vecchio' peer to peer, quello che fece la fortuna di Napster, usato dal 23% di chi infrange la legge, anche se oggi è BitTiorrent a dominare, mentre al terzo c'è l'acquisizione di file trovati attraverso i motori di ricerca.

La motivazione principale per l'uso illegale è 'poter ascoltare le canzoni offline senza pagare i servizi premium'. "La pirateria musicale è scomparsa dai media negli anni scorsi ma di sicuro non è un fenomeno passato - afferma al Guardian David Price, uno degli autori del rapporto -. Le persone amano ancora le cose gratis, quindi non ci sorprende che molte lo facciano.  Ed è relativamente facile piratare la musica".

La diffusione sempre maggiore di servizi per lo streaming a pagamento sta rivitalizzando paradossalmente anche la pirateria informatica rivolta a film e serie tv. Fra i dati segnalati da un rapporto della compagnia Sandvine c'è infatti una risalita dei servizi di file sharing, i preferiti per la pirateria, che consumano il 3% della banda in tutto il mondo in download, ma ben il 22% in upload. Un quinto del traffico video caricato sul web, cioè, è dovuto proprio a questi servizi che in teoria servono per lo scambio 'legale' di file ma che sono ampiamente sfruttati per altri fini.
   

La causa, scrive sul blog della compagnia Cam Cullen, uno degli autori, è proprio la crescita dei servizi di streaming come Neflix o Amazon Prime. La crescita riguarda soprattutto Europa e Medio Oriente, con BitTorrent che rimane l'applicazione più usata. "Sempre più fonti stanno producendo contenuti esclusivi, si pensi a Game of Thrones su HBo, House of Cards su Netflix e Jack Ryan su Amazon - sottolinea -. Avere accesso a tutti i servizi diventa molto costoso per i consumatori, che quindi si abbonano a uno o due e piratano il resto".

 

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