"Larry Page e Sergey Brin da tempo erano defilati dall'azienda e, pur facendo un passo indietro nella dirigenza, continueranno a mantenere il 51% delle azioni. Ma si tirano fuori dalla gestione corrente e dai problemi che Alphabet si trova ad affrontare, l'antitrust, la privacy e anche il fronte interno ribelle dei dipendenti": è questo il parere all'ANSA di Umberto Bertelé, Chairman degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano, riguardo la decisione dei due co-fondatori di Google.
"L'azienda è sotto attacco da tutte le parti, in Europa e negli Stati Uniti per l'antitrust, per la privacy e in Francia c'è la bega del copyright - aggiunge - C'è poi una ribellione interna dei dipendenti per alcune attività dell'azienda che ha addirittura portato a cancellare un contratto con il Pentagono.
Non è facile per un'impresa che diventa molto grande funzionare come quando era piccola e creativa". "Qualche normalizzazione ora ci sarà - prosegue l'esperto - anche dal punto di vista economico. C'è un pezzo di Alphabet che fa soldi, prevalentemente Google, e un pezzo che li perde perché scommette su progetti nuovi".
"C'è bisogno di un capo di seconda generazione - conclude Bertelè - come è accaduto per Apple e Microsoft. La prima generazione di manager della Silicon Valley aveva sogni e voglia di fare cose grandi, ora i big dell'hitech si trovano in mezzo ad una tempesta e ci vogliono manager tosti, con meno sogni e più concretezza". Sunda Pichai, che subentra a Brin e Page, "è stato piuttosto bravo in questi anni, ora bisognerà capire come si muoverà sul fronte politico".