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Moto, Agostini: "la posta è alta, ma basta Ok corral"

15 volte iridato "Mondiale Gp con altre grandi emozioni"

Giacomo Agostini in visita a Expo Milano 2015, Milano, 23 Settembre 2015 (foto archivio)

Redazione Ansa

"Non penso che succederà nulla di quello che molti si aspettano: Valentino Rossi, Marc Marquez e Jorge Lorenzo sono i principali candidati al titolo della MotoGp e per ciascuno ogni gara sarà importante, specie le prime. La sfida? Certo, in pista ci sarà e dura. Ma come sempre, da quando esiste il motociclismo". Parola di Giacomo Agostini, quindici volte iridato (mai nessuno come lui), pronto a commentare una nuova stagione della velocità su due ruote, che si aspetta "emozionante, forse ancora di più di quella appena trascorsa, la più coinvolgente degli ultimi 10 anni".

"Qualcuno pare ansioso di assistere ad uno scontro in stile 'O.k. Corral'. Però parliamo di piloti professionisti e solo uno sarà incoronato campione il prossimo novembre - è l'opinione di 'Ago' - L'obiettivo è troppo importante per farsi coinvolgere in ripicche. Capisco il dispiacere di Rossi per un mondiale che avrebbe meritato ed è sfumato. Diciamo che nel finale del 2015 hanno sbagliato in molti e le colpe andrebbero distribuite".
"Rispetto? Sì, sempre. E' l'aspetto più importante. Quanto all'amicizia - è la convinzione di Agostini - inutile tirarla in ballo. E' un esercizio di ipocrisia. Non ci sarà mai perché nel nostro mestiere non ci può essere. Un esempio? Phil Read e Bill Ivy erano compagni di squadra nella Yamaha, ma si detestavano. Nel 1968, quando all'ultima gara il primo soffiò al secondo il titolo della 250 nonostante gli ordini di scuderia, vennero alle mani. Solo che allora non c'erano telecamere ovunque a mostrare certi siparietti", sorride al ricordo.
Agostini vinse l'ultimo mondiale nel 1975, a 33 anni, con la Yamaha 500. "Ma per me che fosse il 14/o o il 15/o contava poco - ricorda oggi il fuoriclasse bresciano - Così non credo che per Rossi conquistare il decimo sia diventata una malattia. Posso invece capire che, a 37 anni, ci tenga a dimostrare di avere ancora il manico per tenersi dietro gente con qualche lustro meno di lui. Una vittoria non segnerebbe la fine della sua carriera, ma sarebbe il miglior suggello. Anche perché Valentino sa che più va avanti e più si fa difficile".  

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