"Vorrei una vita normale, posso riuscirci grazie al calcio". Anche un posto in serie D può cambiare l'esistenza di un ragazzo, se ti hanno ucciso il padre davanti agli occhi, sei stato torturato dall'Isis e arrivato in Italia su un barcone: "Erano tre, uno è affondato, noi siamo stati portati in Sardegna". A parlare è Seidu Soumaila, 19enne del Mali che gioca a calcio e si allena con il Trastevere, club che sta dominando il girone H della serie D. Il sogno della promozione potrebbe avverarsi, e a Seidu sembra adattarsi la canzone di Antonello Venditti "Benvenuti in Paradiso", inno della squadra. Seidu è in via di tesseramento, e sul corpo porta le cicatrici delle percosse dell'Isis, che lo tenne prigioniero a Tripoli. In precedenza, in Mali, "dei tuareg avevano ucciso mio padre per rubargli delle pecore. Io ero presente". Ora il Trastevere, con la Comunità di S.Egidio (a notare Seidu è stato il parroco di S.Maria in Trastevere), vuole allestire un team di rifugiati da iscrivere al campionato di Terza Categoria.
Dalle torture dell'Isis alla serie D, Seidu rinasce con il calcio
Trastevere dà chance a rifugiato e progetta team con S. Egidio