Calcio

Mancini attacca Conte risponde, oriundi dividono

'Italia a italiani'. E ct: quante polemiche su di me...

Redazione Ansa

Fratelli d'Italia o oriundi, il calcio italiano torna a dividersi su quei campioni con la faccia - e il nome - da straniero. La convocazione da parte del ct Antonio Conte del brasiliano Eder e dell'argentino Vazquez in vista del doppio impegno con Bulgaria e Inghilterra riapre il caso oriundi in azzurro. Li boccia Roberto Mancini, secondo il quale "la nazionale italiana deve essere italiana". Li difendono in molti, a cominciare da Conte, che vira la polemica anche sul personale: "Sono le regole. Non sono né il primo né sarò l'ultimo a fare convocazioni del genere. E poi le polemiche attorno alla nazionale ci sono sempre,e anche attorno a me...". Al di là delle considerazioni personali, la polemica ha riportato l'attenzione su uno dei problemi del calcio italiano degli ultimi anni: cioè la poca visibilità dei giovani talenti made in Italy. Ne aveva parlato qualche settimana fa Arrigo Sacchi, con annesse polemiche: troppi 'giocatori di colore' nelle giovanili, aveva detto, per sottolineare l'eccesso di stranieri anche tra i ragazzi. Tutto alla Camera è cominciata oggi la discussione della proposta di legge (presentata dall'on. Bruno Molea) sulla cittadinanza sportiva ai minori stranieri tesserati in Italia che incassa il parere favorevole del Governo attraverso le parole del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega allo sport Graziano Delrio che in un tweet parla di "condivisione piena del governo per la proposta di legge sulla cittadinanza sportiva ai minori stranieri tesserati in Italia entro i 10 anni".

Tornando agli oriundi, ora il quesito posto da Mancini è diverso, ma in certo modo collegato. "Penso che un giocatore italiano meriti di giocare in nazionale, mentre chi non è nato in Italia, anche se ha dei parenti, credo non lo meriti - le parole di Mancini - E' la mia opinione. La Germania ha vinto un Mondiale così? Ma i loro giocatori sono nati in Germania...", ribadisce il tecnico dell'Inter confermando un'idea già espressa in passato. La posizione di Mancini non è piaciuta a Conte che non ha perso tempo a puntualizzare. "Non sono il primo né sarò l'ultimo a fare questo tipo di convocazioni - le parole del ct a Coverciano - queste sono le regole, questo è il calcio. Si può fare sempre polemica attorno alla Nazionale o anche, come succede, attorno a me - ha continuato il ct - io rispetto ogni opinione, non ho fatto nulla di strano, avrei voluto vedere questi giocatori un mese fa se ci fosse stato lo stage,ma così non è stato...". Il presidente della Federcalcio, Carlo Tavecchio, ricorda che ''con un oriundo (Camoranesi, ndr) abbiamo vinto il mondiale del 2006, mi pare'', e sottolinea che ''se uno ha la cittadinanza può giocare, è cittadino italiano quindi il discorso è chiuso". Più o meno d'accordo con Mancini si dice l'allenatore del Verona, Andrea Mandorlini, "Gli oriundi in Nazionale? Io sono più per gli italiani veri. Sarebbe meglio pensare un po' di più ai nostri ragazzi".

Che Zeman prova a scuotere: ''devono fare meglio di chi viene da fuori'', tutto qui. Non manca l'apporto della politica: per Ignazio La Russa, deputato di Fratelli d'Italia-Alleanza nazionale ''ci sono oriundi e oriundi. Sì ai figli di almeno un genitore italiano, agli adottati o anche ai nipoti di famiglia italiana emigrata. Decisamente no a tutti gli altri che si improvvisano italiani solo per convenienza''. Per il senatore Luis Alberto Orellana, ex 5 Stelle, ''chiamare solo chi è nato in Italia, come ha auspicato Roberto Mancini, è una sciocchezza. Magari uno nel nostro paese non è nato per un caso, però è lo stesso italianissimo", anche se, sottolinea, ''la convocazione di Eder ha sorpreso anche me però vive da tanti anni in Italia e poi non sarei così rigido. Ciò che conta è avere il passaporto e poi sentirsi italiano, anche se magari poi si fa fatica a cantare l'inno di Mameli". Eppure nella storia del calcio azzurro non mancano oriundi che hanno fatto sognare gli appassionati, anche perché spesso erano attaccanti e facevano sognare i tifosi a suon di gol, come l'argentino Julio Libonatti, matador da 15 reti in 17 partite a cavallo degli anni '30. Da Sivori ad Altafini a Sormani, fino a Camoranesi - il primo oriundo a rivestire l'azzurro dopo oltre 40 anni - la galleria insomma e' lunga. E per dirla con Marcello Lippi, forse se gli oriundi oggi ''si chiamassero Messi o Cristiano Ronaldo nessuno avrebbe nulla da dire''.

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