Calcio

Serbia-Albania: De Biasi, esperienza choc

Il ct italiano, 'i miei giocatori colpiti dal servizio d'ordine'

Redazione Ansa

"Cose mai viste". Gianni De Biasi ha ragione. Chi segue il calcio ricorda un motorino rotolare giù dagli spalti di San Siro. Ma ieri sera è stata la prima volta di un drone che sorvola uno stadio per fare propaganda politica. "Credevo fosse una telecamera, poi ho visto la bandiera (inneggiante al Kosovo, ndr) ed ho capito che le cose si sarebbero messe male" racconta all'Ansa il tecnico trevigiano, dal dicembre 2011 Ct dell'Albania. De Biasi è reduce dalla 'battaglia' di Belgrado. Che ribolliva sugli spalti già prima della provocazione a sfondo etnico. "I miei ragazzi non potevano nemmeno fare il riscaldamento. Dalle tribune arrivava di tutto, fumogeni, pietre, monete" dice il tecnico, nella notte rientrato a Tirana dove la squadra è stata accolta da una folla festante.

Ad Agon Channel, l'emittente albanese il cui canale sportivo è diretto dall'italiano Giancarlo Padovan, il tecnico poi si chiede "come possa essere che nel 2014 si debba assistere a simili manifestazioni di odio dentro uno stadio". Dopo sassi e monete è andata anche peggio, con risse in campo e fuori, finché al 42' del primo tempo l'arbitro Atkinson ha preferito sospendere uno spettacolo "che di sportivo non aveva più nulla". A caldo, De Biasi aveva parlato di ''serata tramautica'' e ''di stadio inadeguato''. Forse, dice il giorno dopo una volta tornato a Tirana, si sarebbe potuto ancora portarla a termine ("peccato lo stop perché andavamo bene"), ma quando i giocatori albanesi hanno visto quella bandiera gettata a terra "si sono ribellati" venendo alle mani con gli avversari.

"Qui c'è uno spirito nazionale che per molti nostri giovani è difficile da capire. Ma comprensibile, per un popolo così esiguo e che ha subito una diaspora in tutto il mondo". "Sono arrivato qui nel dicembre 2011 e non ne sapevo nulla, lo ammetto. Ho scoperto un Paese orgoglioso, giovane, in grande fermento, 'affamato' di progresso, ma che cresce con gradualità - racconta De Biasi - Verso di loro siamo fermi a vecchi pregiudizi, a quando gli albanesi arrivavano sui barconi. Ora li usano per tornare a casa. Anzi, siamo noi a venire qui, come i tanti ragazzi che studiano medicina a Tirana perché respinti ai test di ingresso nelle nostre università". A settembre l'Albania ha colto una storica vittoria in casa del Portogallo: "Ho trovato professionisti pronti ad imparare, ad applicarsi e soffrire per emergere". Aspettano l'amichevole in programma con gli Azzurri a novembre per far vedere quanto stanno imparando dal loro mister italiano. A meno che la Uefa non li fermi dopo i gravi fatti di Belgrado.

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