Calcio

Ionita il poliglotta, e serie A parla moldavo

Il neo acquisto del Verona viene da Chisinau, parla quattro lingue, ha segnato un gol 'storico'

Redazione Ansa

VERONA - Una rete che fa la storia: il sinistro di Artur Ionita non ha solo regalato tre punti al Verona di Mandorlini contro il Torino.
    Lo ha consegnato alla storia del Verona e a quella del calcio italiano. Perchè è il primo moldavo a iscrivere il proprio nome alla voce marcatori e secondo perchè Artur non è uno qualsiasi: a particolarità di questo ragazzo che si esprime già bene in italiano è proprio la conoscenza delle lingue, tanto che nello spogliatoio spesso funge da interprete tra i compagni. "Parlo tedesco, inglese, rumeno e italiano - ammette - Sì, con Martic e con altri mi metto a disposizione facendo da interprete. Capita anche che traduca ciò che vuole Mandorlini. Le lingue mi sono sempre piaciute".
    Una storia bella insomma fatta di sacrificio e voglia di emergere. Artur Ionita, 24 anni, occhi teneri da Bambi,nasce in un sobborgo di Chisinau, la capitale della Moldavia. Da ragazzino insegue il sogno del pallone, è precoce, debutta nella serie A moldava a 17 anni. Poi il salto nell'Arau in Svizzera.
    Lo nota il Verona che nel febbraio raggiunge l'accordo con il giocatore che si trasferisce in gialloblù lo scorso luglio.
    Mandorlini gli concede minutaggi importanti, sia a Bergamo che contro il Palermo. Poi la grande serata di Torino, il gol, un'emozione senza fine e una dedica importante. "Questa rete è per mio papà Giorgio - ammette Ionita - la maglia la tengo e la porterò a lui perché è un ricordo importante per entrambi. La mia famiglia ha fatto tanti sacrifici per me e sono davvero più contento per mio padre che per me. Ho fatto una grande corsa perché ero emozionato, è una cosa normale esultare. Anche quando avevo segnato il primo gol in Svizzera è successo così".
    A stento riesce a contenere l'euforia. "Sono molto felice, spero di continuare così e aiutare la squadra - afferma - Ho ricevuto i complimenti da parte di tutti i compagni, ma questi tre punti sono merito del gruppo. Io devo avere pazienza e aspettare il mio momento. Bisogna lavorare di più e imparare, il calcio italiano è diverso da quello svizzero e ho bisogno di tempo. Contro il Torino sono entrato con l'intenzione di fare il mio lavoro, tutto quello che mi aveva detto Mandorlini.
    L'allenatore mi aveva chiesto di fare pressione - conclude - di correre. Spero sia contento della mia prestazione, ma non credo di essere stato io il solo protagonista della vittoria di Torino. Dobbiamo ringraziare Rafael, è stato decisivo sul rigore".
   

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