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Atletica:Jacobs,mi esalto quando trovo rivali migliori di me

'Io il più forte? Resto con piedi per terra. E sono un pigro'

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 20 MAR - "Mi sono buttato in una disciplina che non è la mia gara, ma è stato importante aver dimostrato che sono ancora il numero uno. Rispetto a Tokyo qui sapevo che era un'altra gara, veramente complicata perché i due americani erano lì per battermi e quello che è arrivato secondo (Coleman ndr) per confermarsi il numero uno. Ma io quando ho avversari più forti di me mi esalto". E' un Marcell Jacobs come sempre sereno quello che, intervenendo nel corso di 'Che tempo che fa' su Rai Tre, analizza la propria vittoria di ieri nella gara dei 60 metri dei Mondiali indoor di atletica. "Ora non ho più avversari più forti di me? - dice ancora l'olimpionico di Tokyo -Io non mi esalto e rimango sempre con i piedi per terra".
    Ma cos'è la velocità? Cosa c'è dietro quei secondi di una gara di sprint? "Quei 6.41 o quei 9.80 - dice Jacobs - per voi sono pochi attimi, per noi invece sono la vita, cerchiamo sempre di limare dei centesimi e dietro quel tempo c'è un mondo, una vita.
    La corsa ti dà adrenalina, sembra semplice ma non lo è".
    Cosa ne pensa di Usain Bolt che lo ha definito suo erede? "E' veramente fantastico - il commento di Jacobs -, tanta roba. Io ho seguito ogni sua cosa, ed essere nominato suo erede è una cosa incredibile".
    La difficoltà maggiore a Tokyo è stata che "non mi sono mai adattato al fuso orario. Al di fuori della pista io sono un pigro, un gran dormiglione. Mi godo tutti quei momenti che posso vivere in lentezza. Striscio i piedi quando cammino, sto sul divano e a letto il più tempo possibile. Le scale non le faccio mai, se c'è un ascensore io lo prendo".
    A maggio uscirà il suo libro, 'Flash', edito da Piemme.
    "Spiegherò che bisogna avere dei sogni e viverli fino in fondo - dice Jacobs -. Nessuno ti regala niente, non bisogna aspettarsi di trovare le porte aperte ma poi si aprirà il portone più importante. Il libro racconta più i miei insuccessi che i successi, perché sono quelli che mi hanno aiutato a vincere".
    (ANSA).
   

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