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Divorzio Maldini-Milan, il futuro è da costruire 

Strappo tra l'icona e proprietà: suo ruolo a 'gruppo di lavoro'

Paolo Maldini

Redazione Ansa

 "Conclude il suo incarico", con effetto retrodatato al giorno precedente. C'è un gioco di semantica per descrivere la separazione senza parlare di licenziamento o dimissioni, ma lasciando intendere una distanza che non poteva essere più colmata. Cambia poco negli effetti, tanto invece per capire le motivazioni che hanno portato il Milan e Paolo Maldini a dirsi addio. Un disallineamento e anche una differenza "culturale", si sussurra in alcuni ambienti vicini alla stanza dei bottoni. Quella che mette su due piani paralleli la gestione imprenditoriale di un club in autosufficienza finanziaria e uno dei totem della storia del club. E che proprio per questo è visto appartenere più alla sfera del sentimento, antitetico alla razionalità manageriale del corso di RedBird.

La ricostruzione dell'incontro di ieri tra Gerry Cardinale, Maldini e il direttore sportivo, Ricky Massara, è tutta qui. Il circolo virtuoso inseguito dall'azienda Milan, con i rossoneri ai vertici di chi ha più investito nelle ultime due sessioni, al netto delle cessioni. Dall'altra parte, un Maldini forse vittima anche di ciò che rappresenta. È la distanza tra il Milan di domani e quello di ieri, la matematica di investimenti e risultati in contrasto con l'idolatria delle icone. Maldini, che pure si è speso con professionalità nel suo incarico di direttore tecnico, appartiene a queste. Come per il dio Ibrahimovic salutato con un 'GodBye' dalla Sud, le considerazioni non si fanno a dispetto dei conti ma dei santi, come anche quello che porta il nome di Siro. Perché in effetti è proprio l'approccio alla questione stadio a marcare la differenza tra sviluppo e senso d'appartenenza, a patto di considerare le due voci in contrasto. La curva, all'ultima con l'Hellas, ha esposto chiaramente il suo "Società, vogliamo il salto di qualità. Un altro anno è passato, è ora di mercato"

. Parafrasi di quel che Maldini aveva detto a ridosso dei due euroderby, scavando di fatto ancor più il solco tra sé e le ragioni di stato. Ma anche l'ultimo mercato, con quasi il 65% delle risorse investiti nella stagione flop di De Keteleare, un suo peso l'ha avuto. Il Milan, con lo scudetto sul petto, ha messo insieme quest'anno 16 punti in meno rispetto alla stagione precedente, arrivando comunque però anche alla semifinale di Champions League. E ora i compiti e le responsabilità di Maldini "saranno assegnati a un gruppo di lavoro integrato, che opererà in stretto contatto con il coach della prima squadra, riportando direttamente all'amministratore delegato", spiega la società. Più potere a Furlani, con Massara a sua volta con la valigia in mano. Lui che quasi quotidianamente è stato a Milanello accanto a Maldini, in questa annata. Che si può però definire già stagione scorsa, dopo gli addii a Ibra e Maldini a tirare una linea con il passato. Un punto fermo resta Stefano Pioli in panchina, a sua volta chiamato però ad affrontare uno scenario nuovo e forse inatteso.

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