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Coronavirus, mea culpa di Mourinho dopo l'allenamento nel parco

Stipendi in Premier, aperture ma i giocatori pongono condizioni

José Mourinho

Redazione Ansa

Mea culpa di José Mourinho, che ha riconosciuto di aver sbagliato per aver allenato un suo giocatore in un parco pubblico. Il manager del Tottenham era stato fotografato martedì in un parco a nord di Londra, l'Hadley Common, a Barnet, mentre era impegnato in una sessione d'allenamento personalizzato con Tanguy Ndombele, centrocampista francese degli Spurs. Una chiara infrazione delle linee guida impartite dal governo britannico, che invitano i cittadini ad uscire di casa solo per "attività essenziali".

"Riconosco che le mie azioni non erano in linea con il protocollo governativo - l'ammissione di Mourinho - Dobbiamo limitare i contatti ai membri delle nostre famiglie. E' vitale che noi tutti facciamo la nostra parte nel seguire le indicazioni del governo, per sostenere gli eroi del servizio sanitario nazionale che stanno salvando vite umane".

La questione del taglio degli stipendi in Premier

E' ancora stallo, intanto, in Inghilterra, nella vertenza per la riduzione degli ingaggi, anche se i calciatori, tramite il loro sindacato, hanno affermato di essere "consapevoli delle loro responsabilità sociali e preparati per dimostrarsi all'altezza delle attese". Una frase di distensione dopo il secco "no" alla richiesta presentata dai club per il taglio del 30% degli ingaggi, in un panorama che si fa sempre più cupo, tanto che il presidente della Fa, Greg Clarke, ha lanciato l'allarme sul rischio imminente "che molti club e interi campionati in Inghilterra spariscano".

In cambio di una parziale apertura sul taglio degli stipendi, i giocatori della Premier League chiedono che i soldi risparmiati dalle società vengano reinvestiti, nel mercato e nella tutela dei posti di lavoro degli stessi club. 

"Si può trovare un accordo solo se ci sarà una discussione ampia e onesta - ha dichiarato Gordon Taylor, direttore generale della Professional Footballers' Association - Si tratta di chiedere ai giocatori di essere coinvolti. Sono pronti a fare la loro parte, ma non vogliono che i loro soldi vengano usati per cose che non condividono". Fallita la proposta unitaria, i negoziati per la riduzione degli stipendi stanno ora procedendo singolarmente, club per club.

Quattro club della massima divisione (Newcastle, Tottenham, Bournemouth e Norwich) sono ricorsi agli ammortizzatori sociali dopo aver messo in congedo non retribuito i propri dipendenti, mentre il Liverpool - travolto dalle proteste dei suoi tifosi
per la medesima decisione - ha preferito rinunciare all'annunciata cassaintegrazione per i suoi mille lavoratori. I fan del Tottenham hanno chiesto al loro club di fare a sua volta marcia indietro per "non perdere la faccia".

Nel frattempo, prosegue la raccolta fondi promossa dai capitani della Premier League in favore degli operatori sanitari in prima fila nella lotta contro il coronavirus.

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