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Coronavirus, partenza sempre più lontana per la Formula 1

L'emergenza sanitaria erode i budget. Cassaintegrazione alla Liberty

Il box Ferrari a Melbourne

Redazione Ansa

L'accensione dei motori della Formula 1 si allontana sempre più. Il Circus delle monoposto ha costi di gestione enormi e senza i soldi degli organizzatori, dei diritti televisivi e degli sponsor, sta rapidamente prosciugando le risorse accantonate nel 2019. Finora, si sono perse per strada le prime otto gare, con Australia e Montecarlo cancellati definitivamente. Prima tappa superstite il Canada (14 giugno), ma Daniel Ricciardo, guida della Renault, si è detto scettico sul via a Montreal, dove sono stati già cancellati tre festival musicali in programma in quel mese.

Chase Carey, ceo di Liberty Media - la società proprietaria dei diritti sulla F1 - ha anticipato che c'è "alta probabilità" di ulteriori rinvii. Al momento, l'obiettivo è disputare tra le 15 e le 18 gare. Tre scuderie (McLaren, Williams e Racing Point) hanno annunciato riduzioni del personale e tagli agli stipendi dei piloti. La stessa Liberty ha messo in cassaintegrazione circa metà del suo personale, mentre per i manager arriverà un taglio in busta paga almeno del 20%.

Nel meeting svoltosi ieri fra team, Liberty e Fia si è cercato un accordo sulla ulteriore riduzione del budget cap, attualmente a 175 milioni di dollari, portandolo a 150. Una prospettiva che avrebbe trovato la resistenza di Ferrari, Mercedes e Red Bull, scuderie che più investono in ricerca e sviluppo. Respinta anche la proposta di rinviare ulteriormente, dal 2022 al 2023, l'introduzione del regolamento tecnico previsto per il 2021.

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