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Parigi: Conte e l'incubo Europei, 'così fa paura'

Nainggolan, fare di più per la sicurezza dei nostri tifosi

Parigi: Conte e l'incubo Europei, 'così fa paura'

Redazione Ansa

"E' inutile che facciamo finta di niente: si tratta di fatti che preoccupano e fanno paura". Antonio Conte è terreo in volto. Ha appena saputo dei morti a Parigi. Sa che alcune delle bombe attorno allo Stade de France. E subito nelle sue parole e in tutti i presenti il pensiero vola alla grande kermesse dell'Europeo, in programma proprio in Francia. Una sorta di incubo che qui, allo stadio Re Baldovino, toglie parole e pensieri a chi era venuto per commentare la partita tra gli azzurri e il Belgio, nel giorno della memoria della strage dell'Heysel. "Mi hanno appena informato di cosa è successo, quando ci sono i morti tutto passa in secondo piano", dice Conte. Ormai l'Europeo è alle porte: il 12 dicembre si parte con il sorteggio dei gruppi e poi parte la definizione delle convocazioni. Ma oggi la preoccupazione di tutti riguarda lo stato della sicurezza del torneo che attraverserà la Francia per concludersi proprio lì, allo Stade de France. Anche il mediano della Roma Radja Nainggolan, prima di lasciare lo stadio, ammette il suo timore: "Un po' di paura c'è. Spero che si possa migliorare la situazione della sicurezza in vista dell'Europeo per noi, i tifosi e le loro famiglie. Eravamo qui a giocare una partita per rendere omaggio a dei morti di trent'anni fa, non vorrei che ne dovessimo giocare un'altra...Oggi c'e' poco da festeggiare". "Per me non e' solo calcio - racconta il difensore azzurro Leonardo Bonucci - Realizzare che oggi una persona non e' più libera, neanche di andare al ristorante, e' davvero triste". Nella sala stampa dello stadio, in tanti restano incollati alla tv che aggiorna sulla situazione nella capitale parigina. Al posto dei replay dei gol e delle azioni più belle, scorrono le immagini confuse delle ambulanze per strada, del sangue, dei terroristi, degli ostaggi ancora in pericolo di vita. E in questo luogo maledetto, ancora una volta, dopo trent'anni, seppure in un contesto radicalmente diversi, invece di parlare di sport, si segue, drammatico, il conto dei morti.

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