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Leader ultrà Curva Nord Atalanta condannato a 3 anni

Pm aveva chiesto tra 1 e 2 anni per 40 tifosi

Un momento degli scontri fra tifosi e carabinieri a Bergamo in occasione della partita Atalanta-Milan l'11 novembre 2007

Redazione Ansa

Il leader della Curva Nord dell'Atalanta Claudio Galimberti, più conosciuto nell'ambiente come 'Bocia', è stato condannato a 3 anni di reclusione nel maxi processo per il tifo violento. Galimberti era accusato di una serie di episodi, tra cui l'invasione del quartier generale dell'Atalanta a Zingonia, nel 2010. Per questo assalto però è stato assolto e proprio oggi la società Atalanta aveva ritirato la relativa querela, a seguito di un accordo che prevede un'attività di volontariato alla Caritas degli ultrà.

Nel giorno in cui è attesa la sentenza nei confronti di 143 ultrà di Atalanta e Catania nel maxi processo sul tifo violento,l'Atalanta fa sapere che tramite il presidente Antonio Percassi ha rimesso la querela (presentata dalla gestione del predecessore Ruggeri) verso i tifosi finiti a processo per l'assalto al centro di Zingonia del 4 maggio 2010. Si tratta in tutto di 40 imputati (fra cui il leader della Curva, Claudio 'Bocia' Galimberti) accusati di violazione di domicilio e danneggiamento, per i quali il pubblico ministero aveva chiesto condanne comprese fra 1 e 2 anni. Per questi capi d'imputazione, salvo sorprese, gli ultrà non potranno dunque essere condannati.La novità ha destato stupore perché comunicata proprio nel giorno in cui è prevista la lettura della sentenza e dopo che anche sull' episodio di Zingonia è stata svolta l'istruttoria dibattimentale.

Faranno volontariato gli ultrà che hanno trovato un'intesa con l'Atalanta Calcio, che così ha ritirato la querela nei loro confronti. Dell'accordo tra gli ultrà e la società Atalanta Calcio ha parlato stamattina in aula l'avvocato Federico Riva, che assiste una buona parte degli ultrà dell'Atalanta assieme al collega Giovanni Adami.  "Gli imputati - ha spiegato il legale - hanno raggiunto un accordo con l'Atalanta che si è concretizzato solo oggi, ma che ha alle spalle alcuni mesi di confronto: la società, che non si è detta interessata a un risarcimento economico del danno, ha accettato di rimettere la querela perché, in cambio, i ragazzi a suo tempo denunciati presteranno un'attività di volontariato nel campo del sociale alla Caritas diocesana bergamasca. L'accordo è stato siglato con il benestare del Comitato etico".
   

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