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Scintille tra club. Ma ora in coro: 'Serve unità'

Malagò: 'Complimenti, ora annunci lui sorprese'

Malagò: 'Complimenti, ora annunci lui sorprese'

Redazione Ansa

La sfida elettorale è finita, Tavecchio è presidente della Figc, ma i protagonisti del calcio italiano dovranno ricompattare una Lega Serie A spaccata. Come dimostra lo screzio andato in scena in assemblea elettiva tra il presidente della Juve Andrea Agnelli, promotore assieme alla Roma della frangia 'No Tav' e il numero uno del Genoa, Enrico Preziosi, sostenitore del presidente della Lega Dilettanti. "Non nominarmi più", ha detto il bianconero a Preziosi che prima del suo arrivo all'Hilton Airport di Fiumicino (in ritardo perché in Australia con la squadra) aveva avuto parole molto dure con il dg della Roma Mauro Baldissoni: "Agnelli ci ha chiesto in ginocchio un posto in consiglio federale. Ma non siamo c... Fosse stato per lui saremmo ancora con la mutualità al 10 per cento". Lo stesso Preziosi più tardi ha spiegato che "c'e' stato uno scambio verbale, dettato dalla sconfitta annunciata dell'altro candidato".

"Raccontate cose infondate - la difesa ai cronisti del patron della Lazio, Claudio Lotito-, non c'è stato nessun confronto serrato. C'è un rapporto di rispetto. C'è stata una condivisione sul programma e non sulla persona. Il risultato elettorale ha decretato Tavecchio presidente. Chi è in minoranza deve farsene una ragione, ma ci deve essere compartecipazione al progetto di cambiamento". Pace fatta? Per niente.

"Se Lotito vuole un ruolo in federazione, deve fare un passo indietro nella Lazio - pungola Urbano Cairo del Torino-. Sarebbe come se io, editore de La7, volessi avere un ruolo nella Rai". "Io vice? Non contano i nomi ma i programmi. Ha vinto il calcio. Non sono il tutor di Tavecchio, non ne ha bisogno", la replica del laziale. Più mesta la posizione dell'altro candidato, Demetrio Albertini: "Volevo essere un'alternativa diversa ma si è rivisto il corporativismo delle Leghe. Il blocco è sempre difficile da scardinare. In bocca al lupo a Tavecchio, non sarà semplice sostituire Abete". "Purtroppo non c'è stata la voglia di dare un cambio di marcia - aggiunge il presidente dell'Aic, Damiano Tommasi -. La nostra candidatura era delineata, non è andata come volevamo, ma nonostante Demetrio fosse candidato solo dalle componenti tecniche ha preso i voti anche dagli altri". E proprio con i numeri si è misurato il braccio di ferro tra le big di A. "Credo che solo quattro societa' di serie A su 16 non hanno votato per Tavecchio. Mi sembra un risultato significativo'', gongola l'ad del Milan, Adriano Galliani. Poco prima il presidente della Samp, Massimo Ferrero andava girando per i corridoi negando di aver tradito i 'No Tav' con cui aveva sottoscritto il documento: "Io ho votato Tavecchio? Non è vero non è vero". Al di là delle ricostruzioni, resta la spaccatura. "Serve uno sforzo per l'unità - predica l'ex Giancarlo Abete -. Bisognerà cercare di migliorarci tutti insieme. Il calcio merita più del rispetto avuto negli ultimi periodi da parte dell'opinione pubblica". In attesa della pace, Tavecchio incassa l'ok del presidente del Comitato Olimpico, Giovanni Malagò: "benvenuto nella grande famiglia del consiglio nazionale del Coni, sono convinto che portera' presto novita' anche all'interno della governance. Avevo detto che ci sarebbero state sorprese e ci saranno a breve. Ma tocca a Tavecchio annunciarle e comunicarle".

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