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Le luci di Janssens in mostra al Pirelli HangarBicocca

Dal 6 aprile arriva a Milano il ‘Grand Bal’ dell’artista belga

Redazione Ansa

Un percorso visivo, sonoro e tattile tra atmosfere surreali e rimandi a contesti sociopolitici della contemporaneità. Al Pirelli HangarBicocca di Milano arriva dal 6 aprile al 30 luglio 2023 ‘Grand Bal’, la mostra retrospettiva dell’artista belga Ann Veronica Janssens.
Concepita come un’estesa coreografia che accosta installazioni ambientali a lavori più intimi, l’esposizione a cura di Roberta Tenconi esplora la carriera di Janssens dai lavori storici alle nuove produzioni, in un dialogo continuo con lo spazio delle Navate di Pirelli HangarBicocca e l’area esterna. Dalla fine degli anni ‘70, l’artista sviluppa la sua ricerca intorno alla luce e alla sua relazione con l’ambiente, realizzando spesso opere site-specific che sfidano il carattere immutabile della scultura e dell’installazione. Tra i lavori più recenti, viene presentato al pubblico anche Waves (2023), intervento inedito che trasforma alcune delle porte di uscita laterali in aperture per fare entrare la luce naturale, i suoni e l’aria nello spazio espositivo. Grazie al movimento del sole nell’arco della giornata, reso visibile anche da alcune aperture sul tetto dell’edificio, il passaggio del tempo nella mostra è scandito da fasci di luce naturale sul pavimento e sulle opere.
Il visitatore resta sempre al centro del percorso, chiamato a muoversi e a partecipare direttamente tramite le sensazioni generate dal confronto con le opere. Da qui, il titolo della mostra ‘Grand Bal’ (‘grande ballo’ in francese), per evocare la dimensione performativa e la dinamica relazionale che si instaura tra i lavori, l’architettura e il corpo umano, come in una danza in cui ogni elemento è necessario all’altro per rivelarsi completamente. Un legame, questo, che emerge già dalla prima installazione, Drops (2023), con dodici specchi circolari, disposti sul pavimento, che riflettono frammenti e dettagli della struttura architettonica dello spazio espositivo. Sono numerosi i lavori in cui l’artista si interroga sul significato di architettura, ridefinendo le caratteristiche di edifici e spazi pubblici: una sezione delle Navate, ad esempio, viene modificata dalla presenza di una vasta superficie percorribile composta da mattoni, sui quali sono sospese le tre altalene che costituiscono l’opera Swings (2000-2023).
Con L’espace infini (1999), poi, Janssens esplora la dissoluzione dello spazio stesso tramite una struttura concava rettangolare, priva di angoli e bordi, che permette ai visitatori di confrontarsi con un ambiente completamente bianco. Anvers (1997-2023), installazione che chiude la mostra nello spazio del cubo Mukha, indaga invece i concetti di tangibile e intangibile, portando l’artista a impiegare il colore, la nebbia e la luce in maniera preponderante.
“Veronica Janssens è nota per il suo lavoro sulla luce - spiega la curatrice Roberta Tenconi -, quindi potrebbe quasi sembrare una contraddizione invitare un’artista che lavora tantissimo sulla luce artificiale, ma anche e soprattutto naturale, in un luogo che non ha di per sé luce ed è più quasi un cubo blu, se non nero. In realtà, questo è proprio uno degli aspetti su cui abbiamo lavorato per questa mostra. Una chiave per accedere e capire il suo lavoro - sottolinea - è proprio questa idea di cambiare prospettiva, di vivere esperienze che solitamente non abbiamo, di perdere anche il controllo e di concepire l’architettura, ma in generale tutti gli oggetti, come qualcosa di non statico, non permanente, immutabile”. Come afferma l’artista stessa, “la luce è collegata alla vita” e per questo viene utilizzata “per le varie proprietà: fisiche, temporali e simboliche”.
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