Politica

Meloni e Gentiloni al G20, l'Ue difende il commissario

La premier a Delhi vedrà il cinese Li, ma punta sul Sud globale

Paolo Gentiloni

Redazione Ansa

  Chi si aspettava un chiarimento a margine del G20, resterà deluso. Giorgia Meloni e Paolo Gentiloni sono entrambi a New Delhi per il summit, ma per queste due giornate hanno agende fitte che non verranno modificate dalle critiche indirizzate dalla stessa premier e dai suoi due vice al commissario europeo italiano, da cui il governo a più voci ha chiarito di aspettarsi "un occhio di riguardo in più".
La presidente del Consiglio è concentrata sui dossier del vertice, sull'incontro con il premier cinese Li Qiang, nuovo passaggio verso un'uscita il più indolore possibile dalla Via della Seta, nonché sul lavoro per rinforzare i rapporti con il Sud globale e in particolare con l'Africa. E Gentiloni non ha alcuna voglia di entrare nella polemica aperta da Roma.
Un'osservazione, però, è arrivata da Bruxelles. Evitando ogni commento sugli appunti dell'esecutivo italiano, la portavoce della Commissione europea Dana Spinant ha notato che "si sa, ovviamente, qual è il ruolo di un commissario europeo e come i commissari europei rappresentino l'interesse europeo che portano avanti nei loro portafogli in modo collegiale". Non c'è bisogno, ragionano da parte loro fonti italiane, di un incontro fra Gentiloni e Meloni, che come sempre in queste occasioni avrà un momento di confronto con i leader europei Emmanuel Macron, Olaf Scholz e Mark Rutte (lo spagnolo Pedro Sanchez è assente per Covid). Si tiene fuori dalla polemica anche il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, che potrebbe incrociare per un saluto Gentiloni a Delhi. Al G20 ovviamente c'è anche la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, che ha voluto una sessione fra Ue, Unione Africana, Banca mondiale e Fmi.
Il governo italiano rivendica di aver riportato al centro della politica europea l'Africa, con la convinzione che le mosse su quel continente saranno cruciali nella complessa partita a scacchi geopolitica in un mondo sempre più multipolare. Il rivale ora è la Cina: non si tratta di combatterla ma di competere, secondo le linee guida del Piano Mattei di Meloni.
Che ora con la potenza guidata da Xi Jinping deve affrontare il nodo dell'uscita dalla Belt and Road. Dopo la visita del ministro degli Esteri Antonio Tajani a Pechino, la richiesta di un incontro da parte del premier cinese è stata accolta "con grande disponibilità". "Entrambe le parti ci tenevano a vedersi", spiegano fonti autorevoli. La posizione italiana sull'accordo siglato dal governo Conte nel 2019 è ormai chiara.
C'è vita anche dopo la Via della Seta, notano fonti diplomatiche, sottolineando che comunque fra i due Paesi ci sono relazioni millenarie.
Ad ogni modo, è chiaro che Meloni vuole dare più attenzione al Sud globale, dal punto di vista politico ed economico, e anche di questo parlerà con i vertici di Fmi e Banca mondiale.
Al di là dei rapporti commerciali consolidati, non si può restare chiusi nella fortezza europea, è il senso della strategia. Per Roma, ora che con Mosca e Pechino sono più complesse le relazioni dopo la guerra in Ucraina, è importante agganciare gli altri Paesi Brics. E si punta soprattutto sull'India. Un asse che sarà rinsaldato nel bilaterale con il padrone di casa, Narendra Modi, e anche in quest'ottica per Roma è fondamentale che il G20 di New Delhi sia un successo. Nel bilancio positivo rientrerà anche l'accordo fra Ue, Usa, alcuni Paesi del Golfo e India per realizzare infrastrutture ferroviarie fra Europa e Asia. Per l'Italia è fondamentale rilanciare anche i rapporti con Giappone, Taiwan e Corea del Sud. Al centro del bilaterale fra Meloni e il presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol, ci sarà la produzione di microchip e batterie.
Si lavora anche a un incontro con il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi, mentre si è svolto nell'ormai consueto clima amichevole quello con il premier britannico Rishi Sunak: al centro la cooperazione sul dossier migrazioni, ma anche le sfide dell'intelligenza artificiale, fra i punti cruciali di uno dei due interventi della premier previsti al G20. 

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