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Lega e fondi russi, Savoini non ha risposto ai pm. Di Battista: Salvini bugiardo

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Redazione Ansa

Ha scelto la linea del silenzio di fronte all'accusa di corruzione internazionale Gianluca Savoini, il leghista presidente dell'associazione LombardiaRussia con sede nel quartier generale del Carroccio di via Bellerio, indagato nell'inchiesta con al centro una registrazione di poco più di un'ora su una presunta trattativa all'hotel Metropol di Mosca per far arrivare nelle casse della Lega 65 milioni di dollari, attraverso una compravendita di petrolio a prezzo scontato. Sconto, stando all'audio, che doveva servire anche a girare una parte del denaro a funzionari russi. Un'indagine, entrata nella fase calda di interrogatori e audizioni, che sta mettendo in difficoltà la Lega di Matteo Salvini e di conseguenza il Governo, e su cui la Procura di Milano vuole mantenere un riserbo assoluto.

Così, persino l'interrogatorio di Savoini, da giorni personaggio centrale delle cronache e convocato con un invito a comparire con l'accusa di essere stato un presunto 'mediatore-garante' del patto tra italiani e russi nella hall dell'albergo moscovita, è stato tenuto nascosto alla stampa e si è tenuto in una caserma della Gdf lontano dal Tribunale. Per poi concludersi, senza sorpresa, alla svelta, giusto il tempo di verbalizzare col legale Lara Pellegrini la scelta di avvalersi della facoltà di non rispondere dell'ex fedelissimo di Bossi, di Maroni e infine del vicepremier Salvini. Nel frattempo, anche sulla base di rivelazioni sui media, sembra destinata ad allungarsi la lista delle persone da ascoltare nell'inchiesta del procuratore aggiunto Fabio De Pasquale e dei pm Gaetano Ruta e Sergio Spadaro (riuniti in lungo vertice), condotta dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf.

L'ex vicepresidente di Confindustria Russia, Fabrizio Candoni - fondata assieme a Ernesto Ferlenghi, manager Eni in Russa - in due interviste ha infatti spiegato di essere stato con Salvini a Mosca il giorno prima dell'ormai famoso incontro al Metropol, che risale al 18 ottobre, e di avergli anche sconsigliato di partecipare. In quel 'faccia a faccia', stando alla registrazione pubblicata dal sito americano BuzzFeed, Savoini con due italiani e tre russi parlarono di un presunto accordo sulla vendita da una società russa ad un'intermediaria di circa 3 milioni di tonnellate di petrolio, scontato del 6%.

Petrolio da rivendere a prezzo pieno in Italia (gli interlocutori citano l'Eni, che ha smentito), in modo da ottenere che una parte dello sconto, il 4%, si trasformasse in una "retrocessione" per la Lega per la campagna per le Europee e il resto, almeno il 2%, andasse sotto forma di 'stecche' a funzionari russi. Un'operazione in totale da 1,5 miliardi di dollari che non sarebbe andata a buon fine. Dopo Savoini, dunque, è atteso davanti ai pm anche Gianluca Meranda, avvocato con simpatie per il Carroccio che dice di aver incontrato in occasioni pubbliche Salvini e che nei giorni scorsi con una lettera ai media ha rivelato di essere il "banchiere Luca", ossia uno dei due italiani che erano con Savoini di fronte ai russi. Russi che nell'audio sostenevano di dover attendere il via libera all'operazione da Vladimir Pigin, avvocato e soprattutto legato al vicepremier russo con delega al settore del petrolio e del gas Dmitry Kozak.

Tra le persone da sentire probabilmente anche Claudio D'Amico, "consigliere per le attività strategiche di rilievo internazionale" di Salvini. D'Amico che, come spiegato da Palazzo Chigi, tramite "l'Ufficio di vicepresidenza" avrebbe "sollecitato" l'invito di Savoini al Forum Italia-Russia.

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