Politica

Migranti: Gentiloni, Dublino e relocation ancora scogli

'Ma è chiaro a tutti che ricollocamenti non sono optional'

Paolo Gentiloni ieri a Bruxelles

Redazione Ansa

Nella discussione in Ue sui migranti "c'è uno scoglio", cioè la cosiddetta "dimensione interna: regole di Dublino, confini interni tra Paesi europei. Su questo non siamo riusciti a superare le resistenze che restano dei Paesi Visegrad che rifiutano la decisione di obbligatorietà delle quote". Lo ha detto il premier Paolo Gentiloni. E dalla riunione di ieri "è stato molto chiaro" che "aperture a considerare un optional le regole europee sulle relocation di migranti non sono condivise dall'Ue". 

"La speranza è che i successi nella lotta al traffico di migranti, e quindi la riduzione dei flussi irregolari, renda il clima sula discussione delle regole interne più semplice", ha spiegato il premier. "Perché è chiaro che se non hai una pressione irregolare e ingovernata di migliaia di migranti, è forse più facile convincere quelli che pensano di risolvere tutto coi muri che bisogna collaborare con le relocation. Non ci siamo ancora sinceramente, è un lavoro che deve proseguire", ha concluso.

Sulla migrazione - ha detto ancora - "si è fatto un passo avanti soprattutto sulla dimensione esterna", "l'iniziativa italiana di questo anno è stata apprezzata in modo molto rilevante, ed è importante che lo sia dai leader dei Governi dei più diversi orientamenti e famiglie politiche, c'è un riconoscimento unanime dei passi fatti per la lotta contro i trafficanti di esseri umani".

"Mi auguro che questo consenta una transizione verso una gestione più regolare dei flussi migratori, di intervenire sulle violazioni dei diritti umani, nei luoghi di detenzione in Libia, di andare avanti su un lavoro che sta producendo risultati straordinari dell'Italia, dell'Ue e delle organizzazioni internazionali per i rimpatri volontari assistiti dalla Libia verso altri Paesi africani, un lavoro che finalmente vede la collaborazione attiva di molti Paesi africani", ha detto Gentiloni. "In questi giorni partono circa 600-800 persone al giorno, con volti charter di rimpatri assistiti che è esattamente il meccanismo virtuoso che dobbiamo sviluppare, capacità delle autorità libiche di controllo del territorio, diritti umani in Libia, rimpatri volontari assistiti", ha aggiunto.

Ieri alla cena del vertice europeo il premier Paolo Gentiloni - sostenuto dalla maggior parte dei colleghi - ha difeso il sistema dei trasferimenti dei richiedenti asilo. E' "il minimo indispensabile", ha avvertito, chiedendo "un impegno finanziario, logistico, politico, ancora più forte", non solo da parte della Commissione Ue e dei soliti noti ma "da tutta la famiglia europea".

 

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