Politica

Renzi da martedì su treno Pd, ma coalizione è lontana

Calenda si sfila. Dubbi di Sala sul premier. Pisapia critico

Redazione Ansa

Guardare avanti, parlare al Paese e non al ceto politico. All'indomani della festa per i 10 anni del Pd, guastata da molte assenze e critiche, Matteo Renzi è già oltre: martedì salirà sul treno con il quale attraverserà 100 piccoli comuni italiani, dalle zone terremotate fino alla Puglia dove sabato incontrerà mille giovani dem.

E' vero che i giochi politici entreranno nel vivo solo dopo l'approvazione del Rosatellum, forse già questa settimana con la fiducia al Senato, ma la coalizione intorno al Pd sembra ancora una chimera, tra Carlo Calenda che si sfila da ogni progetto elettorale, Giuliano Pisapia molto critico e Ap ferma in attesa dell'esito del voto in Sicilia. A guastare il clima dentro e intorno al Pd, oltre ai mancati "inviti" eccellenti e relative defezioni per la festa all'Eliseo - da Romano Prodi ai leader della minoranza - è stata la sicurezza, poi in parte smussata, con cui il leader dem ha affermato che sarà lui il candidato premier a prescindere dalla coalizione che si coagulerà intorno al Pd. "Perché esista una coalizione è necessario condividere un programma, un leader e paletti sulle alleanze altrimenti diventa una mera alleanza elettorale in cui qualcuno pensa di comandare da solo", è l'altolà del portavoce di Campo Progressista Alessandro Capelli. E anche nella minoranza dem l'atteggiamento del segretario crea non pochi dubbi. "Non basta una norma dello statuto per vincere. Prima serve dar vita a un campo più largo di noi", sostiene Gianni Cuperlo esprimendo le preoccupazioni che sono anche di Andrea Orlando, pure lui assente ieri all'Eliseo.

Non mette in dubbio la candidatura da premier ma l'esito, invece, il sindaco di Milano. "Credo sia giusto - sostiene Sala - che Renzi sia il candidato del centrosinistra, ma non penso sia facile che diventi il presidente del Consiglio". Il sindaco di Milano lascia un non detto: che le elezioni non producano una maggioranza netta e quindi sarà necessaria una trattativa tra partiti non alleati alle elezioni. Più esplicito sul rischio larghe intese il ministro Carlo Calenda, che alcuni vorrebbero candidato con il movimento Forza Europa di Della Vedova coalizzato con il Pd. L'ex esponente di Sc garantisce che "al 100%" non si presenterà alle elezioni e teme "un rischio molto grosso di instabilità". "La grande coalizione è interessante se ha un compito interessante", premette, ma "corriamo il rischio di una campagna elettorale poco seria e di un governo di grande coalizione senza un preciso obiettivo". Scenario che Mdp dà per scontato: "Renzi e Berlusconi di giorno litigano di fronte all'opinione pubblica e di notte siglano accordi per spartirsi il potere", dice il senatore Fornaro.

Osservazioni, critiche, paletti che il presidente Pd Matteo Orfini respinge al mittente. "Gli stessi, dentro e fuori il Pd, che ci avevano chiesto di fare una legge a ogni costo, di rifare le coalizioni, di rimettere i collegi hanno iniziato a fare dichiarazioni attaccandoci. Rispetto la posizione di tutti ma qui stiamo davvero esagerando".

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