"Il referendum è stato chiesto da milioni di cittadini, è un momento di confronto. Non è che per evitare il referendum bisogna fare elezioni prima del dovuto. Non può essere questo il criterio. Sarebbe inopportuno che fosse questo". Lo dice la presidente della Camera Laura Boldrini a proposito dello scenario secondo cui si andrebbe alle elezioni anticipate con l'obiettivo di far slittare il referendum sul Jobs Act.
La data in cui svolgere il referendum sul Jobs Act irrompe come una bomba a orologeria nel dibattito sulla durata del governo Gentiloni, nel giorno stesso, ieri, in cui ottiene la seconda e definitiva fiducia. Per disinnescare questa minaccia, il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, sottolinea che la soluzione più probabile è andare al voto anticipato. "Se si vota prima del referendum - spiega all'ANSA - il problema non si pone. Ed è questo, con un governo che fa la legge elettorale e poi lascia il campo, lo scenario più probabile".
A quel punto, il referendum slitterebbe automaticamente di un anno. Tuttavia, uno scenario di questo tipo, soprattutto se annunciato ora - si rileva in ambienti parlamentari - vorrebbe sancire che questo governo serve solo a fare una legge elettorale, con buona pace di chi, premier in testa, ha ribadito che "il governo va avanti sino a quando ha la fiducia". E non è un caso che tanti ministri, freschi di rinomina, a quanto trapela, non abbiano apprezzato per niente le frasi di Poletti. Lo stesso ministro, che però in serata ha smentito la circostanza, avrebbe corretto le sue parole spiegando ai colleghi in Cdm che la sua dichiarazione, non concordata con nessuno, tantomeno con Renzi, sarebbe stata una "scivolata".
Anche se il vicesegretario Lorenzo Guerini, rilanciando la candidatura di Renzi alla segreteria, non ha escluso il voto a giugno: "Se c'e' la volonta' politica dei partiti si puo' fare. Certo, la legge elettorale non puo' diventare l'argomento su cui costruiamo un prolungamento artificioso della legislatura", ha sottolineato. Duro uno dei leader della minoranza Pd: "Più che invocare le urne per evitare che si svolga il referendum - attacca Roberto Speranza - è necessario intervenire subito sul Jobs act, a partire dai voucher". Netto anche Nicola Fratoianni di Sel: "Il governo vuole impedire agli italiani di votare sui referendum contro i voucher e il Jobs Act? Bene. Non hanno capito il voto del 4 dicembre". In serata la precisazione di Poletti: "Le mie affermazioni non sono altro che l'ovvia constatazione che, qualora si andasse ad elezioni politiche anticipate, la legge prevede un rinvio dei referendum. È un'ipotesi che io non ho 'invocato' e non dipende certo dalla mia volontà che questo possa accadere. Ogni interpretazione strumentale è, quindi, totalmente fuori luogo".
Lo scontro scoppia comunque in mattinata, dopo che la Consulta ha reso noto che inizierà l'11 gennaio 2017 l'esame sull'ammissibilità delle richieste relative a tre referendum abrogativi proposti dalla Cgil e sottoscritti da 3 milioni di italiani. Quesiti che puntano a cancellare la modifica dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e quindi la possibilità di licenziamento, ad abrogare le disposizioni che limitano la responsabilità in solido di appaltatore e appaltante, in caso di violazioni nei confronti del lavoratore. Ed eliminare i cosiddetti voucher, ossia i buoni lavoro per il pagamento delle prestazioni accessorie.
E se l'ex ministro Maurizio Sacconi lancia la creazione di 'comitati per il No', Susanna Camusso, leader della Cgil, attacca a testa bassa Giuliano Poletti e il suo "scenario" di rinvio: "Ogni slittamento significa non avere il coraggio di affrontare i problemi". Sul fronte opposto, il Presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, sottolinea che questi referendum "provocano incertezza, ansietà del sistema Paese in cui i consumatori non consumano e gli investitori attendono". Parole a cui replica, in serata, sempre Susanna Camusso: "Confindustria ricorre allo stesso schema del referendum sulla Costituzione. Ma le minacce delle disgrazie per non permettere la libera decisione delle persone non funzionano".
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