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Pil: opposizioni all'attacco. Pd: rotta governo giusta

M5s- Fi- Ln, fallimento, Renzi a casa

Pil: opposizioni all'attacco. Pd: rotta governo giusta

Redazione Ansa

Italia crescita zero. I dati diffusi dall'Istat parlano chiaro: nel secondo trimestre del 2016 il prodotto interno lordo è rimasto invariato mentre è cresciuto dello 0,7% nei confronti del secondo trimestre del 2015. Numeri che consentono ai partiti d'opposizione di andare all'assalto denunciando le "bugie" dell'esecutivo e chiedendo, come fanno Lega Nord e M5s e FI, le dimissioni di Matteo Renzi. Anche se con toni diversi, una stoccata arriva anche dalla minoranza dem con Miguel Gotor che parla di "situazione economica difficile". I dati del Pil però non preoccupano palazzo Chigi.

La replica viene affidata al ministero del Tesoro che precisa come i numeri non destino "nessuna sorpresa" e che "nonostante la crescita sia fragile, i conti sono sotto controllo". Un ragionamento simile a quello che fa il presidente della commissione Bilancio della Camera Francesco Boccia che bolla le polemiche come "strumentali" sottolineando che i dati sul Pil "erano prevedibili, nessuno si aspettava dati roboanti". L'esponente dem però non risparmia una frecciata anche all'esecutivo invitandolo ad evitare di "aggrapparsi agli specchi parlando di Brexit e di terrorismo: non mi pare che la Germania non sia in Europa e non abbia problemi di terrorismo".

Per Boccia "serve una svolta vera alla nostra economia; la sola flessibilità concessa dalla Ue che, comunque va riconfermata anche quest'anno, non è abbastanza". Parla di "rotta giusta" il deputato del Pd Salvatore Tomaselli mentre la senatrice Francesca Puglisi osserva come "nonostante la Brexit, grazie alle riforme del governo Renzi, l'Italia continua a crescere e a segnare un più 0,7 su base annua". Ma la battuta d'arresto della crescita del Paese offre un'altra sponda ai partiti d'opposizione per lanciare un nuovo affondo contro il governo.

Da Fi Renato Brunetta parla di "de profundis per Renzi" mentre il suo omologo al Senato, Paolo Romani vede nel referendum di ottobre la chance per "un'inversione di marcia. La prima occasione utile per dare un segnale preciso di discontinuità rispetto al governo delle tasse". Una richiesta di dimissioni arriva dal leader della Lega Nord Matteo Salvini che parla di "fallimento di Renzi". Gli fa eco Giorgia Meloni, leader di Fdi che invita a rispondere ad una domanda: "Secondo voi è colpa dei gufi o dell'inettitudine di chi ci governa? Prima ci liberiamo di questo governo e meglio sarà per tutti".

Punta il dito contro Palazzo Chigi anche il M5s. Dalla sua pagina facebook Luigi Di Maio va all'attacco: "Se Renzi avesse abolito Equitalia, fatto il reddito di cittadinanza, istituito una No-Tax Area per gli studenti universitari meno abbienti, una seria legge anticorruzione, una seria spending review reinvestendo in turismo ed energia, oggi i cittadini italiani lo acclamerebbero al di là del pil. Invece ha preferito fare leggi per salvare banche, i dirigenti dell'Ilva, gli evasori e le loro poltrone. Ora a casa". Giudizi severi anche da Sinistra Italiana che con Alfredo d'Attorre sottolinea come "la vera minaccia all'economia italiana non e' il No al referendum ma la permanenza di un governo inconcludente".

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