Politica

Unioni civili: Pd, su "stepchild" voto secondo coscienza

La Stepchild Adoption, cosa prevede il ddl Cirinnà

Redazione Ansa

Sulle Unioni Civili la strada è strettissima per cercare di arrivare in Aula al Senato con un Pd il più possibile compatto e con i centristi, almeno in parte, 'recuperati'. Il tema, delicato e allo stesso tempo scottante, piomba tra l'altro alla vigilia delle amministrative e registra - come teme lo stato maggiore del Pd - un 'avvitamento' del partito.

Da qui il vertice di ieri a Palazzo Chigi. Fermo restando il sostegno del premier alla stepchild adoption, Renzi ha ribadito che sul punto varrà la libertà di coscienza. Quindi la linea è ferma sul testo attuale che prevede l'adozione del figlio del partner anche se un gruppo di parlamentari, riuniti in una 'bicameralina', vuole tentare un ultimo tentativo di mediazione con una proposta definibile come 'stepchild ristretta'. Dal vertice di governo - presenti il ministro Maria Elena Boschi e i capogruppo Ettore Rosato e Luigi Zanda - è emerso infatti che la proposta dell'affido rafforzato, avanzata dai Cattodem e sostenuta da circa 25 senatori, non rassicura perché adombrata da dubbi di natura costituzionale. Da qui la 'terza via', alla quale lavorerà in queste ore - con la 'supervisione' di Boschi - il comitato bicamerale composto da 5 senatori e 5 deputati di diversa estrazione e presieduto da Micaela Campana. Le ipotesi sono diverse - da un richiamo alla legge 40 al limitare la stepchild adoption ai figli già nati - ma la formula adatta non è facile da individuare.

Resta la volontà di limare, anche formalmente, i punti delicati, togliendo per esempio la parola 'adoption' dall'istituto previsto dal ddl e partendo comunque dal "no assoluto all'utero in affitto", spiega Francesco Russo, tra i pontieri Pd al Senato. Laddove Walter Verini, capogruppo Pd in commissione Giustizia alla Camera, spiega di aver lavorato, con alcuni suoi colleghi, ad alcune proposte: "serve esplorare tutte le strade possibili per cercare un avvicinamento", nell'ambito della maggioranza.

Martedì o mercoledì la bicameralina farà un'ultima riunione poi, in un'assemblea dei senatori da tenersi prima del 22 (termine per la presentazione degli emendamenti) si tireranno le somme. Ma, a testimonianza della volontà di Renzi di mantenere il dibattito all'ambito parlamentare, sulle unioni civili non ci sarà alcuna Direzione: quella ipotizzata per il 18 gennaio è stata rinviata. E se il Pd è in fermento, Ap non è immobile e sospeso tra i 'pasdaran' contro il ddl e chi, come Fabrizio Cicchitto, ha già aperto all'affido.

Anche per questo il capogruppo Renato Schifani annuncia, presto, una riunione del gruppo per "individuare, nel rispetto della libertà di coscienza, un posizione condivisa". Poi sarà l'Aula a decidere con il Pd che, per ora, mantiene aperte le due strade: quella di una mediazione che compatti o quella di un ok con la sponda M5S. E fuori dal Parlamento, nel frattempo, si agitano le piazze: al Family Day annunciato per la fine del mese oggi rispondono le associazioni Lgbt: "il 23 scenderemo in piazza in tutta Italia".

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