Politica

Grecia: corsa ad acquisti e boom richieste passaporti

Timori spingono accaparramenti, banche chiuse fino martedì

Una mendicante in una via di Atene

Redazione Ansa

Il pregiudicato Kastriot, che ha conosciuto le galere d'Italia e Grecia ed ora vende carne al vecchio mercato centrale di Atene. L'anarchico Panagiotis, che "non ho mai votato in vita mia" e vende caffè in un microscopico baretto nel quartiere di Metaxourgio a due passi dall' Università. La bionda Sara, che è nata a Toronto, ha studiato economia in Canada ed ora è la responsabile del reparto 'food' nello shopping center Hondos a piazza Omonia. Il gioielliere Sergyos, che vende Rolex ("ormai solo ai cinesi") in Adrianou alla Plaka. Personaggi e storie diametralmente diverse. Una domanda in comune per tutti: "Cosa succederà lunedì?".
    La risposta l'ha già data Louka Katseli, presidente della Banca di Grecia: se ci sarà un accordo le banche riapriranno martedì. Ed in ogni caso i conti correnti fino a centomila euro saranno garantiti. Ma non basta a rassicurare. Atene vive sospesa sul nulla. Tra fatalismo, orgoglio, rassegnazione, rabbia e paura. Chi ha poco, ha cominciato la corsa agli acquisti di sopravvivenza. Chi ha tanto, spende il più possibile per evitare di farsi trovare con il conto corrente troppo pieno.
    Paga persino le tasse in anticipo, per alleggerirsi di contanti nel timore che di prelievi forzosi sui conti correnti. Intanto è cominciata anche la caccia al passaporto.
    Negli ultimi dieci giorni, a partire dall'annuncio del referendum, si è impennata la richiesta di permessi per l'espatrio. Secondo il Direttorato per i passaporti della polizia nella sola Atene solo ieri sono state presentate 1.580 richieste, con un aumento di oltre il 50% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, mentre la media sul lungo periodo in questa fase prevacanziera era di circa 600.
    Intanto le file ai bancomat si assottigliano: 5-6 persone al massimo. Dopo dieci giorni di banche chiuse, la gente si è abituata alla dieta da 60 euro al giorno. In compenso è partita la paura che tutto possa precipitare la prossima settimana.
    Negli 11 piani dello shopping center di Omonia, le file sono alle casse. "Comprano in grande quantità le cose necessarie: dai detergenti ai pannolini. Non il superfluo. Hanno paura di quello che può succedere da lunedì" spiega Voula Bokou, responsabile del reparto cosmetici. L'amica Sara Patrinou spiega che però il fatturato non ha avuto impennate: "La gente compra in grandi quantità, ma cose di minor valore. Il fatto è che chi ha poco ha paura che gli vengano toccati i risparmi: non sanno che i depositi fino a centomila euro sono garantiti. Chi ha tanto, ha altri problemi...". Infatti diversa è la situazione a Maroussi, quartiere 'bene'. Nello shopping mall di elettrodomestici ed elettronica Kotsovolos, è andato via di tutto. "Persino gli articoli in esposizione, una cosa mai vista" dice la commessa Despina Drisi.
    Chi può, nell'incertezza del futuro, preferisce spendere. Per chi vende oggetti di lusso, l'incertezza è di segno opposto.
    Dubbio amletico, vendere o non vendere? "Oggi ho aperto, più che altro per abitudine. E' una situazione molto difficile: se vendo qualcosa con le carte di credito, l'incasso va sul conto bancario. E non so che fine faranno i soldi" spiega Miranda Pavletici, proprietaria della gioielleria Orobis in via Adrianou. Il marito Sergyos, rincara, con un'analisi politica spietata: "Siamo in una situazione che neppure in Zimbabwe.
    Tutto perché la politica negli ultimi 5 anni ha fatto nulla, né qui, ma neppure in Italia, o in Portogallo. Vogliono tutti mantenere settori pubblici enormi, che portano un sacco di voti.
    E qui ha votato 'no' anche gente come me, perché questo governo è quello dell'ultima speranza. Però sappiamo tutti benissimo che il referendum non ha cambiato nulla".
    All'altro capo della scala, i macellai del vecchio mercato della carne. Praticamente deserto. Sono nervosi. Cacciano i giornalisti. Parlano solo in due, nella bottega di Tsironis, considerato il "presidente" del mercato. L'analisi della cassiera Popi Tsiroui è fulminante: "Vendiamo tra il 20 ed il 30% in meno, perché la gente non ha soldi. Ed i pensionati non possono più permettersi la carne. Mangiano riso o spaghetti, che costano meno". Sorride solo Kastriot. "Ho fatto 2 anni in Italia e 10 in Grecia, in galera. Vecchie storie, di cocaina e pistole.
    Ma ora va bene. La libertà è meglio". 
   

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