Politica

Renzi: non più malato d'Europa, ora sostenere ripartenza

Dati crescita finalmente positivi, possiamo tornare guidare Ue

Matteo Renzi

Redazione Ansa

"Non siamo più il malato d'Europa. E se ce la mettiamo tutta possiamo tornare a guidare l'economia del vecchio continente". Lo scrive il premier Matteo Renzi nella sua Enews. "I dati della crescita, finalmente positivi dopo undici trimestri, ci dicono però che questa ripartenza va incoraggiata, accompagnata, sostenuta", sottolinea. 

"Tanti segnali di ripartenza vengono in queste settimane dal mondo del lavoro. Sono allora andato in queste ore a fare un giro in regioni dove NON si votava (volevo evitare la solita polemica sulle passerelle elettorali)", scrive il presidente del Consiglio nella sua newsletter. "Considero un fatto positivo che Audi abbia deciso di investire sull'Emilia Romagna nell'accordo siglato ieri l'altro. Non solo perché ci saranno oltre 500 posti di lavoro e quasi un miliardo di investimenti. Ma anche perché il segnale è che torniamo ad attrarre investimenti. Torniamo a fare l'Italia. Un paese che ha carte da spendere, non solo la patria delle lamentele", aggiunge. "Vorrei essere chiaro: ancora non basta. C'è molto da fare. Lo faremo", aggiunge. "Possiamo tornare a guidare l'economia del vecchio continente come abbiamo fatto fino agli anni Novanta, prima di entrare in un periodo di stagnazione da cui stiamo faticosamente cercando di uscire". La "ripartenza, sottolinea Renzi, "va sostenuta. E il mondo della politica invece è sempre diviso in due: da una parte c'è chi tutte le mattine si alza e spera che le cose vadano male. Spera in un fallimento, in una crisi aziendale, in un'invasione di immigrati, in una polemica. Ma noi stiamo dall'altra parte del campo: dalla parte di chi non fa l'elenco dei problemi, ma prova a risolverli. Abbiamo proposte e progetti, non urli e proteste. E andiamo avanti mettendoci il cuore, talvolta sbagliando, ma sempre provandoci a testa alta e viso aperto. Questo è il nostro Governo, questo è il Partito Democratico", conclude.
   

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