Politica

Lupi, giornata difficile tra fiducia e smentite

Non rinuncia tour in Veneto; per negare su figlio nota da Roma

Maurizio Lupi in una foto di archivio

Redazione Ansa

Che la giornata si preannunciasse difficile era chiaro fin dal mattino. Sono le 8.30 quando le agenzie battono la notizia della maxi operazione dei carabinieri del Ros con 4 arresti e oltre 50 indagati nell'ambito di un'inchiesta sugli appalti nelle grandi opere: tra gli arrestati c'è il super dirigente del Ministero delle infrastrutture, ora consulente esterno, Ercole Incalza; tra gli indagati anche politici, anche se non di "primissimo piano". Il ministro Maurizio Lupi, da quasi due anni alla guida del Dicastero, lo apprende leggendo i siti internet dalla sua abitazione a Milano.
    Sulla sua agenda per la giornata ci sono tre appuntamenti, tutti in Veneto, per incontri con gli amministratori locali e il mondo economico, con un inevitabile coté elettorale. Il ministro non ci pensa troppo a lungo e decide di confermarli. Intorno alle 9 Lupi parte da Milano e vola alla volta di Belluno, dove lo attendono i rappresentanti degli enti locali per un incontro sulle infrastrutture. Ma per i giornalisti il tema è l'inchiesta. Il ministro non si sottrae alle domande, mostrando tranquillità. Assicura "massima collaborazione del governo all'accertamento delle responsabilità" nell'ambito dell'inchiesta. E difende senza mezzi termini Incalza: "era ed è una delle figure tecniche più autorevoli che il nostro Paese abbia sia da un punto di vista dell'esperienza tecnica nazionale che della competenza internazionale, che gli è riconosciuta in tutti i livelli". A confermare questa fiducia arrivano nel frattempo anche le intercettazioni, nelle quali Lupi minaccia la caduta del Governo in caso di abolizione della Struttura tecnica di missione diretta appunto da Incalza.
    Ma è nei circa 70 chilometri che separano il bellunese (dopo Belluno, Lupi si sposta a Longarone per incontrare il mondo economico) con Treviso che il ministro apprende le notizie che lo coinvolgono ancora più direttamente nella vicenda: secondo l'ordinanza del Giudice di Firenze, uno degli imprenditori arrestati, Stefano Perotti, "ha procurato degli incarichi di lavoro al figlio" del ministro, Luca Lupi; inoltre, gli arrestati avrebbero regalato un vestito sartoriale per il ministro e un Rolex da 10mila euro al figlio in occasione della laurea. A Treviso, dove Lupi è atteso alle 15.30 per incontrare il mondo economico e gli amministratori locali, il ministro questa volta sceglie di non rispondere ai giornalisti, spiegando che sarebbe arrivata una nota da Roma. Nota che arriva di lì a poco: "Non ho mai chiesto all'ingegner Perotti né a chicchessia di far lavorare mio figlio. Non è nel mio costume e sarebbe un comportamento che riterrei profondamente sbagliato", assicura il ministro, precisando che il suo secondogenito, Luca, (gli altri sono Andrea, il maggiore, e Federica) lavora a New York e, considerato il suo curriculum, non aveva bisogno di favori.
    Nel frattempo dalla politica arrivano le inevitabili richieste di dimissioni, dagli M5S ai Verdi. Lupi in serata da Treviso ribadisce la "massima disponibilità" verso la magistratura. 
   

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