Politica

Lavoro, nuovo scontro Landini-governo su vertenza Ast

Leader Fiom: "No ad accordo a tutti i costi". Delrio: "Le sue parole ci preoccupano"

Redazione Ansa

E' ancora scontro tra il governo e la Fiom. Il leader dei metalmeccanici, Maurizio Landini, che oggi pomeriggio sarà a Terni per una assemblea con i lavoratori dell'azienda sottolinea che si valuterà la situazione ma puntualizza che "non si può fare un accordo a tutti i costi". Dura la replica a stretto giro del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio che attacca: sono parole che "preoccupano", ora "serve responsabilità". 

"Siamo pronti ad articolare la mobilitazione - ha detto Landini - e crediamo si possa sostanzialmente andare verso un accordo. Ma non si può fare un accordo a tutti i costi, deve essere un accordo che al suo interno ha da un lato una scelta precisa di politiche industriali". Per Landini, quindi si deve realizzare un'intesa in base alla quale da un lato "la Thyssen non vende e si continua a produrre acciaio; dall'altro, no ai licenziamenti e sì a tutele che riguardino le condizioni di lavoro delle persone".

"Le parole di Landini - dice Delrio - preoccupano il Governo. Pensiamo sia un momento di responsabilità per tutti". Delrio ricorda che l'accordo "potrà permettere di salvaguardare i posti di lavoro e di evitare gli oltre cinquecento licenziamenti previsti".

Landini ha attaccato anche sull'astensionismo alle regionali. "Vedo una partecipazione agli scioperi senza precedenti - ha proseguito - e non stanno scioperando solo iscritti alla Fiom, stanno scioperando gli iscritti a altri sindacati, non iscritti, e vedo una domanda di partecipazione che dovrebbe avere una risposta". A proposito dell'ipotesi che ci sia un vuoto a sinistra del Pd, il leader della Fiom ha risposto dicendo di credere che "ci sia una crisi della rappresentanza, non c'è uno solo che risolve i problemi". Landini, parlando ancora del dato dell'astensione, ha detto di essere "molto preoccupato", visto che "la gente non va a votare perché non si sente rappresentata da nessuno. Più che discutere se qualcuno ha vinto o se qualcuno ha perso, e di quanti voti hanno preso, dovrebbero riflettere su quel punto lì".

E ancora. "Io sono andato a votare perché quello è un diritto che non mi voglio far togliere da nessuno. Ma quando il 63% non va a votare, due milioni e più di persone, vuol dire che c'è qualcosa che non funziona più, vuol dire che chi fa politica si deve render conto che è lontano dalla gente. Bisogna riaprire i canali della politica e del confronto".

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