Politica

Taglio stipendi, protestano i dipendenti della Camera

Arrivano i tetti retributivi: applausi polemici, coretti e sfotto' a Montecitorio

La buvette della Camera dei Deputati in un'immagine d'archivio

Redazione Ansa

Arrivano i tetti retributivi per i dipendenti di Camera e Senato. Gli Uffici di presidenza di Montecitorio e Palazzo Madama, riuniti in contemporanea, hanno fissato quello massimo, relativo ai Consiglieri Parlamentari, in 240mila euro all'anno al netto della contribuzione previdenziale (l'8,8% della retribuzione).

Un lungo e polemico applauso, con annesso coretto "Bravi, Bravi, Bis!" e "grazie!" di numerosi dipendenti di Montecitorio in attesa, ha salutato l'uscita dei componenti dell'ufficio di presidenza della Camera al termine della riunione che ha dato l'ok alle linee guida per iniziare la contrattazione sulla applicazione dei tetti salariali.

La contestazione più vibrante è stata per la vicepresidente Marina Sereni, che ha la delega sul personale ("Bel capolavoro, grazie"!, le è stato urlato nel corridoio dei 'busti' da decine di lavoratori); ma gli applausi da sfottò sono toccati anche ai questori ed ai Cinque Stelle Luigi Di Maio e Riccardo Fraccaro. Una contestazione mai vista nei solitamente ovattati e silenziosissimi corridoi di Montecitorio, dove non si era mai assistito ad una iniziativa così massiccia dei dipendenti, che si oppongono duramente ai tagli e protestano per il fatto di non essere stati ammessi all'Ufficio di presidenza. 

L'avvio della contrattazione per i tagli agli stipendi dei dipendenti Camera è "un passo importante e positivo" e "spiace e rattrista" la contestazione mentre fuori Montecitorio c'era "il Paese reale", lavoratori che chiedono il finanziamento Cig. Così Laura Boldrini che auspica "responsabilità e consapevolezza".

Sui tetti intermedi i sindacati della Camera annunciano battaglia. "Apparirebbe evidentemente un illegittimo esercizio di potere impositivo, in totale spregio dell'articolo 23 della Costituzione", puntualizza l'OSA, una delle sigle sindacali di Montecitorio. "Non difendiamo privilegi, ma soltanto il rispetto dei diritti e riforme che rispondano effettivamente a principi di efficienza e trasparenza".

Mineo (Pd), governo ascolti e sblocchiamo impasse - "Il presidente dei senatori del Pd, Luigi Zanda, ha chiesto e ottenuto che si riunisca la conferenza dei capigruppo per porre rimedio all'estrema lentezza con cui procede, in aula, l'esame degli emendamenti alla legge di revisione costituzionale. Dico a Zanda, al presidente Grasso e al ministro Boschi che sarebbe molto facile sbloccare i lavori del Senato". Lo afferma il senatore del Pd Corradino Mineo. "Basterebbe che il governi accettasse due sole modifiche - continua - la prima per sancire l'elezione popolare diretta dei 95 senatori, invece di delegarla alle alchimie dei consigli regionali. La seconda per ridurre il numero dei deputati, che oggi sono 630. Tale riduzione eviterebbe fra l'altro che, per effetto di una legge elettorale maggioritaria, la minoranza più forte possa determinare la scelta del Presidente della Repubblica e la composizione della Corte Costituzionale". "Davanti a una siffatta disponibilità del governo, che incontrerebbe un vasto consenso fra i cittadini, - conclude Mineo - sono certo che migliaia di emendamenti verrebbero immediatamente ritirati e i lavori del Senato procederebbero spediti".

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