Politica

Riforme: Timing in Parlamento,ok Senato entro il 18

Primo sì Montecitorio a settembre, entro gennaio doppia lettura

Redazione Ansa

Quando Matteo Renzi il 16 luglio si recherà a Bruxelles per il vertice straordinario Ue, potrà dire ai partner che sulle riforme si sta davvero passando dalle parole ai fatti. Infatti in quel momento il Senato avrà espresso i primi voti sul ddl di riforme Costituzionale che supera il Bicameralismo perfetto, trasforma l'attuale Senato in una Camera delle Regioni, e riscrive i rapporti tra Stato e Regioni stabiliti nel titolo V della Costituzione. E nell'arco di un paio di giorni dovrebbe arrivare il sì di Palazzo Madama.
    Domani pomeriggio alle 16,30 il ddl Boschi-Renzi arriverà nell'Aula del Senato, dopo tre mesi di discussione e di voti nella Commissione affari costituzionali, che infatti aveva iniziato l'esame del testo il 15 aprile scorso. Se è stato laborioso il cammino in Commissione, dovrebbe invece essere più agevole quello nell'Assemblea di Palazzo Madama, visto l'accordo tra maggioranza, Fi e Lega. Il termine per presentare gli emendamenti è stato fissato a martedì 15, dalle 9,30 di mercoledì si comincerà a votare. Se tutto fila secondo le aspettative, entro venerdì ci potrebbe essere l'approvazione da parte del Senato. La prima di un percorso comunque non breve.
    Trattandosi di una riforma costituzionale, essa ha bisogno di quella che in gergo si chiama "doppia lettura conforme": il Senato e la Camera dovranno votare l'identico testo per ben due volte. Se cambia una virgola, si ricomincia da capo.
    Il testo verrà incardinato in commissione Affari costituzionali della Camera a fine luglio e si entrerà nel vivo a settembre. Entro quel mese il governo spera che Montecitorio possa licenziare il testo, anche perché dà per scontato che esso possa modificare qualche dettaglio. Cosa che richiederà un terzo passaggio in Senato.
    A quel punto dovranno trascorre tre mesi per ripetere il doppio passaggio, questa volta definitivo. Il sogno di Renzi è di concludere l'esame entro dicembre 2014 o gennaio 2015. In tal caso si potrebbe tenere subito l'eventuale referendum confermativo, necessario se la riforma non dovesse essere approvata con la maggioranza dei due terzi. Ma c'è chi propone di inserire nel testo una norma che faccia tenere il referendum in ogni caso, in modo da darle una investitura popolare.
   

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