Oceania

Australia: nessuna prova che l'attacco sia di matrice islamica

Polizia prosegue le indagini sull'omicidio di Mia Ayliffe-Chung

Redazione Ansa

 La polizia australiana non ha trovato alcuna prova che farebbe risalire all'estremismo di matrice islamica l'aggressione avvenuta ieri in un ostello nel Queensland da parte di un francese che ha pugnalato a morte una ragazza inglese urlando "Allah Akbar". Lo ha detto il responsabile delle indagini di polizia Ray Rohweder.
 L'altra pista sulla quale stanno indagando gli inquirenti, ma ancora senza alcun risultato, è quella del possibile movente amoroso. Mia Ayliffe-Chung era bella, aveva 21 anni e amava viaggiare. Era partita da Wirksworth, in Inghilterra, e stava facendo il giro del mondo, quando mercoledì, in Australia, un uomo, francese, di 29 anni, l'ha massacrata a colpi di coltello. Urlando "Allah Akbar". Un altro uomo, anche lui inglese, di 31 anni, è stato a sua volta accoltellato, e ora è in ospedale in condizioni critiche. Secondo alcune fonti, sarebbe stato ferito perché ha tentato di salvare la ragazza. E anche un australiano di 46 anni è rimasto ferito, ma in maniera non grave. E ancora, nella foga, il francese ha accoltellato a morte anche un cane, prima di essere bloccato e arrestato dalla polizia, che ha anche recuperato il coltello usato per l'assalto. In un primo momento, è stato a sua volta ricoverato in ospedale, per ferite, non gravi, che ha subito. L'aggressione è avvenuta davanti ad una trentina di persone, all'ingresso di un ostello di Home Hill, nel nord Queensland. Al momento, non risulta che l'aggressore, giunto in Australia da circa tre mesi, abbia o abbia avuto contatti con l'Isis o con gruppi jihadisti, e sembra che abbia agito da solo, ha detto il vice capo della polizia del Queensland, Steve Gollschewski. Si tratta di una vicenda, ha detto, "che non riguarda razza o religione. E' un comportamento criminale individuale". Tuttavia, ha precisato, "in questa fase iniziale (delle indagini) non escludiamo alcun movente, che sia politico o criminale" e "gli investigatori considereranno anche se in questo incidente ci siano fattori mentali o abuso di droghe". Resta il fatto che, durante l'aggressione, il francese, del quale non sono state diffuse le generalità, urlava "Allah Akbar", e anche durante le fasi del suo arresto, come documentato dalle 'bodycam' montate sulle divise degli agenti. Mia Ayliffe-Chung era in Australia da pochi giorni contava di rimanerci nei prossimi tre mesi, lavorando in una fattoria. Finora, nel suo profilo Facebook aveva postato selfie e foto dei suoi viaggi in Marocco, Turchia, India, Vietnam and Indonesia. i suoi amici la descrivono come "piena di energia" e "una ragazza dalla felicità contagiosa". come lei stessa ha scritto su Facebook, stava "vivendo un sogno". Ma la sua vita è stata stroncata da quella che la polizia del Queensland ha definito in un tweet "una violenza senza senso".
   

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