(di Rodolfo Calò)
(ANSA) - IL CAIRO, 05 MAG - L'Italia nel Congo Brazzaville,
uno dei Paesi da cui passerà l'affrancamento italiano dalla
dipendenza energetica dalla Russia, non è solo l'Eni e i 4,5
miliardi di metri cubi di gas l'anno che è stato concordato
assicuri all'Italia: ci operano anche altre imprese italiane,
piccole e grandi. Ma questa Repubblica dell'Africa centrale è un
campo difficile per le aziende straniere a causa dei suoi
problemi finanziari. Il Paese confinante con il più grande Congo
detto 'Kinshasa', però, offre opportunità per rapporti
bilaterali in campo climatico.
"In generale, è difficile operare in Congo per le piccole e
medie imprese straniere, o anche per imprese più grandi",
soprattutto se lavorano per lo Stato o enti pubblici congolesi,
"a causa della ristrettezza del bilancio pubblico e dei limiti
di indebitamento posti dal Fondo monetario internazionale",
avverte in un'intervista all'ANSA l'ambasciatore d'Italia a
Brazzaville, Luigi Diodati.
"Vari contratti conclusi con lo Stato congolese nel 2017"
dall'umbra Seas Sarlu, Leonardo, Rete Ferroviaria Italiana e
varie società di consulenza, "relativi a lavori ferroviari e di
ampliamento del porto di Pointe Noire, sono rimasti senza
seguito a causa delle carenze e vincoli del bilancio statale",
aggiunge il diplomatico. Dato che tali contratti hanno "garanzie
Sace e finanziamenti a credito italiani, si sta ora cercando di
renderli nuovamente operativi".
In Congo comunque operano anche Ansaldo Energia (che fornisce
turbine alla centrale elettrica costituita da Eni a Pointe
Noire), Renco Spa di Pesaro (edilizia), Telecom Sparkle, Althea
(settore medico), lo studio di architettura padovano 'Il
Quadrato' (che ha fatto progettazione urbana a Brazzaville) ed
altre imprese di residenti italiani attivi soprattutto nei
settori dello sfruttamento del legname e dell'edilizia, ricorda
Diodati.
"A parte il gas, ritengo che vi sia un ampio potenziale di
partenariato bilaterale", conferma il diplomatico abruzzese
citando "l'ambiente" e la "grande importanza del bacino del
Congo nel quadro della lotta al cambiamento climatico". "I
principali partner occidentali dell'Italia", aggiunge citando
esplicitamente "Germania, Francia, Usa, Canada, Gran Bretagna e
altri, sono impegnati nel sostenere fondi e progetti a difesa
delle foreste del Congo": "sarebbe quindi auspicabile" un
impegno italiano coordinato con altri Paesi in questo ambito,
"con ricadute positive sul clima a livello planetario" e
"ramificazioni" in "altri settori come quello agricolo", dove
anche Eni ha "vari progetti in corso".
Del resto c'è un buon auspicio: "Forse l'italiano più noto in
Congo è Pietro Savorgnan di Brazzà", l'esploratore ottocentesco
italo-francese di origini friulane dal cui cognome proviene
Brazzaville, ricorda l'ambasciatore. "Lo Stato congolese ha
infatti conservato il nome della capitale proprio in
considerazione dei "rapporti amichevoli" che l'italiano aveva
avuto "con i locali, anche in contrasto con l'amministrazione
francese", conclude Diodati, ricordando che a Brazzaville c'è un
memoriale "Savorgnan di Brazzà" ove é sepolto l'esploratore con
la sua famiglia. (ANSA).
>ANSA-INTERVISTA/ 'Congo, gas all'Eni ma resta Paese difficile'
Ambasciatore Diodati: 'Ha limiti di bilancio. Margini sul clima'