Medio Oriente

'Cittadinanza italiana per Zaki', famiglia si unisce all'appello

Intervista all'ANSA a quasi un anno di carcere per studente

Redazione Ansa

BOLOGNA - "Cittadinanza italiana per Patrick George Zaki". All'appello si unisce la famiglia dello studente egiziano dell'Università di Bologna detenuto al Cairo rivolgendosi, attraverso l'ANSA, alle istituzioni italiane a quasi un anno dall'arresto di Patrick.

"La raccolta di firme online lanciata per chiederlo è davvero un'ottima iniziativa ma spero non resti solo una petizione, spero che accada presto. La famiglia si unisce a questo appello". Così la sorella di Zaki, Marise, in un'intervista esclusiva concessa grazie alla rete di attivisti 'Patrick Libero'.

La petizione online per chiedere la cittadinanza italiana per Patrick non è una iniziativa partita dalla famiglia, precisa Marise. "L'unica nostra richiesta è la liberazione di Patrick", sottolinea Marise. "La famiglia ringrazia chiunque intraprenda azioni per supportare Patrick". Alla petizione online per la cittadinanza va comunque il loro appoggio, come per qualsiasi altra iniziativa per la libertà di Patrick: "Se un giorno dovesse succedere, ringrazieremo tutti".

"Non sta bene, è molto angosciato per il suo futuro e per i suoi studi". Questo quello che Patrick Zaki ha detto alla sorella Marise in occasione dell'ultimo incontro in carcere tra i due, il 27 dicembre, prima del Natale copto (7 gennaio 2021, ndr). "Non sa cosa succede fuori, è così deluso per il fatto di trovarsi ancora in prigione - dice Marise all'ANSA - Ha paura che i suoi colleghi, l'Università si dimentichino di lui. Ha continuato a chiedere quando tornerà libero, perché è ancora in carcere senza aver fatto niente. L'ultimo nostro incontro è stato il più duro". Dal carcere Patrick ha fatto anche un piccolo regalo alla sorella, una croce realizzata con materiali di fortuna in cella.

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