Medio Oriente

Erdogan: processo pace con i curdi non può continuare

Nato, Turchia non ha chiesto presenza militare aggiuntiva

Redazione Ansa

La Turchia "non ha richiesto alcuna presenza militare aggiuntiva" nel corso della riunione straordinaria Nato, convocata su richiesta di Ankara. Lo ha detto il segretario generale dell'Alleanza atlantica Jens Stoltenberg al termine dei lavori 

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha assicurato che Ankara "continuerà le operazioni militari contro l'Isis e il Pkk". Lo riporta il quotidiano turco Hurryiet nella sua versione online. L'annuncio avviene proprio nel giorno della riunione straordinaria della Nato chiesta dalla Turchia. ll "processo di pace con il Pkk" non può andare avanti se continuano gli attacchi "all'unità nazionale" della Turchia, ha aggiunto.  E oggi gli F-16 turchi hanno bombardato tre postazioni dei curdi del Pkk nel sudest della Turchia, nella provincia di Sirnak. 

Un'esplosione in un gasdotto al confine tra Iran e Turchia, ieri, ha provocato un grosso incendio facendo arrestare il flusso di gas. Lo ha reso noto il ministro dell'Energia turco Taner Yildiz, che ha chiamato in causa i ribelli curdi ed ha precisato che le fiamme sono state rapidamente estinte. L'esplosione si è verificata nella provincia di Agri a 15 chilometri dal confine iraniano. Già in passato i gasdotti erano finiti nel mirino dei curdi del Pkk.

Intanto, la Turchia, impegnata per la prima volta nei raid aerei anti-Isis in Siria (mentre in Iraq martella i campi del Pkk), ha raggiunto un accordo di massima con gli Usa per collaborare alla creazione di una 'free zone', un'area cuscinetto liberata dai terroristi dello Stato islamico, al confine con la Siria settentrionale. Ma alla vigilia della consultazione straordinaria della Nato a Bruxelles, voluta proprio dalla Turchia preoccupata per la sua sicurezza e integrità territoriale, c'è apprensione per il rischio di uno stop al processo di pace con i curdi, dopo le offensive dell'artiglieria contro gli obiettivi del Pkk. Un timore espresso anche dalla cancelliera Angela Merkel in una telefonata al premier turco Ahmet Davutoglu. Intanto Mosca, per bocca del vice ministro degli Esteri russo Oleg Siromolotov, vorrebbe una coalizione internazionale contro lo Stato islamico sotto l'egida dell'Onu (mentre ora è guidata dagli Stati Uniti) dove anche la Russia ritiene di poter giocare un ruolo di primo piano. E il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, alla conferenza degli ambasciatori alla Farnesina, ricorda che "l'Italia è al fianco dei Paesi che, sull'altra sponda del Mediterraneo, sono in prima linea nella lotta contro l'oscurantismo e l'inciviltà" del terrorismo. E l'Alto rappresentante per la politca estera europa Federica Mogherini,  ha rivolto un appello al "ministro degli esteri di Ankara e alla rappresentanza curda" affinché "non solo continuino a contrastare l'Isis in Siria, che rappresenta una minaccia reale alla sicurezza della Turchia ma anche a mantenere vivo il processo di pace all'interno del Paese"

Sullo sfondo resta la spirale di violenza che nell'ultima settimana ha sconvolto il Paese approfondendo una doppia ferita: l'attacco costato la vita a 32 attivisti a Suruc, rivendicato dall'Isis, e vari attentati in cui sono rimasti uccisi militari e poliziotti, firmati dal Pkk, che accusa il governo di aver "collaborato" con i jihadisti nella strage dei volontari. In risposta, e con una sorprendente rapidità dopo mesi di tentennamenti, il presidente Recep Erdogan ha concesso l'uso della strategica base militare di Incirlik alle forze aeree Usa; schierato i suoi caccia con quelli della coalizione e chiesto una riunione d'urgenza della Nato. Ma al tempo stesso ha interrotto un'armistizio con i guerriglieri curdi del Pkk che durava da due anni. La notizia dell'intesa, con cui Ankara e Washington hanno concordato in termini generali un piano d'azione anti-Isis per la creazione di una 'fascia protetta' di un centinaio di chilometri ad ovest del fiume Eufrate fino alla provincia di Aleppo, è rimbalzata alla vigilia della riunione dell'Alleanza. Ma fonti Nato fanno sapere che il tema "non sarà sul tavolo poiché non è una questione in cui la Nato è direttamente coinvolta". L'accordo prevedibilmente aumenterà di molto la portata e il ritmo dei raid dei caccia americani. La zona, scrive il Washington Post citando funzionari americani e turchi, potrebbe accogliere i circa due milioni di profughi siriani che hanno trovato rifugio in Turchia. Secondo fonti Usa citate dal New York Times, si tratta di un piano che non è direttamente pensato contro il presidente Siriano Bashar al Assad, anche se favorirà l'opposizione al regime di Damasco. Stando alle stesse fonti, la 'zona protetta' non creerà formalmente una 'no-fly-zone', da tempo richiesta da Ankara, anche se di fatto potrebbe avere un risultato del genere. Per la creazione ufficiale di una zona di interdizione al volo per gli aerei del regime siriano sarebbe necessaria la luce verde da parte del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, dove però con ogni probabilità Russia e Cina opporrebbero il loro veto. "Credo sia molto giusto e attuale riunirci per parlare delle turbolenze e instabilità che vediamo in Siria, Iraq e vicino ai confini Nato della Turchia", ha affermato il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, che evidenzia come Ankara non ha chiesto aiuto militare all'Alleanza. Secondo il quotidiano turco 'Hurriyet' inoltre il segretario generale ha anche avvisato Ankara che le sue azioni militari potrebbero mettere in pericolo i progressi compiuti negli ultimi anni per il raggiungimento di una pace con i curdi. "La Turchia - dice Stoltenberg - ha un esercito forte e buone forze di sicurezza", ricordando che "l'autodifesa deve però essere proporzionata agli attacchi subiti".  

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