Medio Oriente

Yemen, si dimettono presidente e governo

Premier, decisione per non essere trascinato in un abisso di politiche non costruttive

Il presidente dimissionario dello Yemen, Abed Rabbo Mansour Hadi

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 22 GEN - Il presidente yemenita, assediato dai ribelli sciiti Huthi, getta la spugna. E lo Yemen rischia ora di avvitarsi nell'anarchia e di diventare un campo di battaglia. Con la capitale Sanaa in mano ai miliziani sciiti, che da due giorni circondano anche il palazzo e la residenza presidenziali, il capo dello stato, Abed Rabbo Mansur Hadi, ha rassegnato le sue dimissioni dopo aver ricevuto nelle sue mani quelle del suo primo ministro, Khaled Bahah, un 'tecnico' insediato da neanche tre mesi dopo un accordo con gli insorti - che si sospetta siano manovrati dall'Iran - mediato dall'Onu. Bahah ha notificato la sua resa su Facebook, affermando che l'effimero governo da lui guidato ha operato "in circostanze molto complicate" e aggiungendo di aver preso la decisione per non essere "trascinato in un abisso di politiche non costruttive che non si basano su alcuna legge". Quanto al presidente, la costituzione assegna l'interim allo speaker del parlamento, Yahia al-Rai, considerato un alleato dell'ex presidente Abi Abdullah Saleh, deposto sull'onda del malcontento popolare tre anni fa, col beneplacito dei paesi del golfo e degli Usa.

Solo ieri Hadi - un sunnita sostenuto dall'Arabia Saudita e dal Consiglio di cooperazione del Golfo che ne è controllato, che si è accreditato come alleato dell'Occidente e degli Stati Uniti nella lotta al terrorismo - sembrava aver temporaneamente ancorato la sua carica. Lo aveva fatto accettando 'obtorto collo' e sotto il mirino degli Huthi di modificare la costituzione del Paese, a maggioranza sunnita, includendo rappresentanti dei ribelli sciiti in parlamento e nelle istituzioni statali. L'accordo ha permesso a Hadi e al premier Bahah di rientrare a casa loro, anche se i ribelli, usciti dall'interno dei palazzi, non hanno rotto l'assedio. Se Hadi uscisse davvero di scena - benché il parlamento insista perché torni indietro - lo Yemen potrebbe precipitare in un vuoto di potere con conseguenze imprevedibili: una situazione di potenziale anarchia 'alla somala' in cui si lascerebbe campo libero al conflitto fra gli sciiti e il jihadismo qaedista sunnita, che controlla grandi porzioni di territorio nel sud.

Qui manovra Al Qaida nella Penisola arabica (Aqpa), che si ritiene sia il principale sponsor - fra l'altro - dell'attacco parigino a Charlie Hebdo. Mentre sul fronte opposto si profila l'ombra dell'Iran sciita che secondo alcuni mira a installare una "testa di ponte" nella penisola arabica per affrontare "in casa sua" l'Arabia Saudita, rivale regionale di Teheran. Gruppo armato appartenente allo zaidismo, branca dello sciismo che nel nord ha le sue roccaforti e che conta un terzo dei 25 milioni di yemeniti, gli Huthi sono guidati dal 33enne Abdel Malek Huthi, figlio del fondatore del gruppo armato. Per otto anni (2004-2012) hanno combattuto l'ex presidente Saleh, anch'egli zaidita, sono ora strumentalmente sostenuti proprio dall'ex rais: deposto due anni fa sull'onda delle proteste popolari scoppiate in varie aree del mondo arabo.

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