Medio Oriente

Isis: l'acqua come arma, "jihadisti assetano i villaggi"

Ministro curdo, in Iraq è battaglia per il controllo delle dighe

Redazione Ansa

Assetare i villaggi. Carri armati, cannoni, mortai, rpg, bombe e fucili automatici di tutti i tipi, ma anche acqua: tra le armi dei jihadisti dello Stato islamico, le dighe e le forniture idriche occupano un 'posto d'onore', strategico, sin dall'inizio della loro avanzata nel Nord dell' Iraq. Anche perche' e' un'arma che puo' estendere il loro potere anche su quei territori che non controllano direttamente. Sin dalle prime fasi della loro offensiva, lo scorso agosto, gli americani hanno martellato le postazioni dell'Isis attorno alle dighe di Mosul e Haditha, le piu' grandi del Paese, per stapparne loro il controllo e restituirlo agli iracheni.

Ma i miliziani hanno utilizzato anche altre infrastrutture idriche, tra cui le dighe di Falluja e Sudur, a Nord di Baghdad, con risultati devastanti. "Siamo in lotta contro lo Stato islamico per l'acqua in Iraq. La vogliono controllare loro, ad ogni costo", ha affermato il ministro dell'agricoltura e delle risorse idriche del governo regionale curdo, Abdul Majid Satar, citato dal Washington Post. "Possono minacciare molte parti del Paese, se controllano l'acqua", ha sottolineato.

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E spesso i jihadisti sono passati dalle minacce ai fatti. Ad aprile hanno chiuso i rubinetti della diga di Falluja, nella provincia sunnita di al Anbar, per lasciare a secco i villaggi sciiti nel Sud dell'Iraq. Il risultato e' pero' stato disastroso anche per gli stessi sunniti, poiche' la mossa ha provocato l'alluvione dei villaggi della zona della diga. Almeno 40 mila persone si sono ritrovate le case sommerse da un'ondata di acqua e fango che ha anche spazzato via coltivazioni e bestiame. E ancora, il mese scorso i jihadisti hanno tagliato le forniture d'acqua alla zona di Balad Ruz, nella provincia di Diyala, grazie al loro controllo sulla piccola diga di Sudur. E di recente hanno anche deviato il corso di due piccoli fiumi e inondato cosi' nove villaggi, sempre nella provincia di Diyala, per impedire l'avanzata delle forze irachene.

Ma anche in quelle zone da cui si sono ritirati i jihadisti possono esercitare il controllo sull'acqua e pure sull' elettricita', attraverso le reti che passano per la citta' di Mosul, che hanno occupato sin dallo scorso giugno. E cosi' taglieggiano interi villaggi: coloro che non vogliono pagare rimangono a secco e al buio. Ad esempio, hanno tagliato le forniture di elettricita' al villaggio curdo di Talkhaneim, vitale anche per attivare le pompe ai due pozzi che forniscono acqua. "Volevano 3.500 dollari per riattivarla", ha affermato un residente, Ibrahim Rasool, citato ancora dal Post. "Si comportano come il governo che presenta le bollette", ma le autorita' locali hanno detto di no, non vogliono avere nulla a che fare con l'Isis, ha detto ancora Rasool che pero' non e' d'accordo, perche', afferma "in fondo se mi forniscono elettricita' e' giusto che io paghi".

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