Medio Oriente

Bombe su scuola Aleppo, 20 morti

Telegraph: Assad usa ancora i gas contro i civili

Aleppo sotto le bombe (dal sito BBC)

Redazione Ansa

E' di oltre venti uccisi, tra cui bambini, il bilancio parziale e non verificabile in maniera indipendente di un raid aereo del regime siriano contro una scuola nella parte est di Aleppo. Lo riferiscono testimoni sul posto e attivisti che pubblicano su internet foto e video del teatro del bombardamento sull'istituto Ayn Jalut, nel quartiere Sukkari della metropoli del nord.

E ieri è stata un'latra giornata di sangue: e' di quasi 150 morti il bilancio delle violenze. A Damasco colpi di mortaio hanno centrato una scuola, 14 i morti tra i quali diversi studenti. A Homs invece un duplice attacco in un quartiere solidale col regime ha causato la morte di 100 persone, tra cui un'ottantina di civili, riferisce l'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus), che da anni monitora grazie a una rete di attivisti e ricercatori sul terreno le violenze nel Paese. Il duplice attentato con autobomba è stato rivendicato dalla Jabhat an Nusra, branca siriana di al Qaida. Altre vittime si registrano nei bombardamenti aerei del regime in varie zone del Paese.

Il britannico Telegraph accusa il regime di Bashar Al Assad di usare ancora armi chimiche contro i civili siriani, fra cui bambini. Il quotidiano ha fatto analizzare campioni di terreno provenienti dalle zone di tre recenti attacchi ed è risultata la presenza di cloro e ammoniaca. In una nota del Foreign Office, il ministro degli Esteri britannico, William Hague, si è detto molto preoccupato per queste "orribili notizie" e chiede che venga subito avviata un'inchiesta per appurare quanto accaduto.

 

Intanto, I familiari del padre gesuita Paolo Dall'Oglio, rapito in Siria nove mesi fa, lanciano un appello affinché venga liberato. "Abbiamo scritto questo appello per la sua liberazione. Chiediamo a chi lo detiene - dice Francesca, la sorella maggiore di Padre Paolo ai microfoni di Radio Vaticana - di dare a Paolo la possibilità di tornare alla sua libertà e ai suoi cari, e a tutte le istituzioni di continuare ad adoperarsi in tal senso. Questo è il nostro appello e il senso profondo per questo nostro fratello, questo gesuita italiano che è stato rapito, sono 9 mesi, il 29 luglio 2013".

L'APPELLO


   

Leggi l'articolo completo su ANSA.it