Europa

India, devoti contestano l'autoproclamato erede di Sai Baba

È "guerra" tra villaggio natale del guru e sede nuovo ashram

Redazione Ansa

(ANSA) - NEW DELHI, 20 MAG - guerra aperta tra due città indiane legate, in modo diverso, alla figura del leader spirituale Sathya Sai Baba. La contesa contrappone Puttaparthi, in Andhra Pradesh, luogo di nascita del leader spirituale, a Muddenhalli, a 30 km da Bengalore, dove Madhusudan Naidu, l'autoproclamato successore di Sai Baba, ha stabilito il centro delle attività.
    Poche settimane dopo la morte del guru, scomparso nel 2011 senza lasciare testamento, Naidu, oggi 43enne, ha iniziato a definirsi successore di Sai Baba, e dopo essersi dato il nome di Sadhguru Madhusudan Sai, con un'ascesa fulminante, ne ha preso il posto agli occhi di moltissimi fedeli. Naidu si descrive come la reincarnazione del guru, proclama di averlo sempre accanto, indossa gli stessi colori, arancio, giallo e bianco e ne copia i modi e i "miracoli", facendo apparire dal nulla la famosa vibhuti (cenere sacra), e piccoli oggetti. Da quando, alcuni anni fa ha trasferito la sede a Muddenhalli, un villaggio collinare circondato da palme da cocco, la cittadina ha subito la stessa trasformazione che toccò a Puttaparthi: oggi Muddenhalli, vanta ampie strade, giardini, edifici nuovissimi, vari mall, uno stadio in costruzione e un frequentatissimo ashram, Sathya Sai Grama. Numerosi gli adepti stranieri che hanno venduto le proprietà a Puddaparthi per trasferirsi a Madhusudan. I devoti che restano negli ashram di Puttaparthi non riescono a contestare l'ascesa irrefrenabile di Madhusudan.
    "Si è presentato come un'alternativa per i tanti che si sentivano orfani della presenza fisica di Sai Baba. Ma il potere acquisito è ormai fuori controllo", denuncia Anil Kumar Kamaraju, che fu traduttore, amico e confidente di Sai Baba.
    Mentre i giudici indiani esaminano sempre più spesso dispute legali tra associazioni religiose diverse, i fedeli dell'originario Sai Baba e i rappresentanti del Sri Sathya Sai Central Trust (SSSCT) faticano a portare in tribunale l'autoproclamato successore. Nel frattempo, resta l'interrogativo su chi gestisce il patrimonio ricchissimo del nucleo originario del culto, che comprende centri in 114 Paesi del mondo. (ANSA).
   

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