Europa

Iraq: Blair fece bruciare carte imbarazzanti su guerra 2003

Rivelazione mentre campagna contro sir Tony vola a 800.000 firme

Redazione Ansa

(ANSA) - LONDRA, 06 GEN - Una nuova rivelazione sulla campagna di bugie messa in moto per giustificare l'adesione nel 2003 della Gran Bretagna, sotto il governo di Tony Blair, ai progetti d'invasione dell'Iraq partoriti dall'amministrazione Usa di George W. Bush torna a mettere in imbarazzo l'ex primo ministro laburista. Finito in questi giorni nell'occhio del ciclone pure per la protesta di massa scatenatasi contro la sua nomina a cavaliere dell'Ordine della Giarrettiera, suprema onorificenza del Regno, concessagli a inizio anno dalla regina Elisabetta con annesso titolo di sir.
    Ad aggiungere benzina sul fuoco delle tante accuse rivolte a Blair su questo dossier negli anni passati, è stato un suo ex ministro della Difesa, Geoff Hoon, che in un libro di memorie ha raccontato un episodio sconcertante avvenuto poco prima della guerra irachena: quando Downing Street, su ordine dell'allora premier, gli fece pervenire l'indicazione perentoria di distruggere un documento chiave, un parere legale sottoscritto dall'attorney general Peter Goldsmith in cui si evidenziava a chiare lettere la potenziale illegittimità delle motivazioni poste alla base di un'azione militare nel Paese di Saddam Hussein. Un elemento che in effetti aggiunge poco a ciò che si sapeva sulle responsabilità imputate al neo 'sir Tony' dal pesantissimo rapporto pubblicato nel 2016 dalla commissione indipendente Chilcot, ma che comunque stride con quanto dichiarato solennemente ancora pochi anni fa dallo stesso Blair: che nel 2015 aveva bollato come "assurdità" le prime indiscrezioni sollevate al riguardo dal Daily Mail.
    Intanto la petizione online promossa per chiedere alla regina di ripensarci e di revocare per indegnità l'onore accordato all'ex artefice del New Labour - criticato da vasti settori della popolazione britannica anche per le spregiudicate attività da consulente internazionale strapagato, incluso per conto di regimi autoritari in giro per il mondo, intraprese dopo la fine della sua carriera politica - ha raggiunto le 800.000 firme e punta al milione: suggellando un'attenzione collettiva e una reazione più uniche che rare di fronte all'attribuzione d'una decorazione reale a una singola personalità. (ANSA).
   

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