Europa

Corte chiude udienze Brexit. Gina Miller,'vinciamo noi'

L'anti-Theresa May all'ANSA, 'no a populismo, decida Parlamento'

Gina Miller

Redazione Ansa

(di Lorenzo Amuso e Alessandro Logroscino)

(ANSA) - LONDRA, 8 DIC - Attivista, filantropa, co-fondatrice di un fondo d'investimenti, Gina Miller è la donna del momento a Londra: "la più odiata del regno", lamenta; ma anche la più evocata. E' stata lei a guidare il gruppo di cittadini che si sono rivolti alla giustizia contro la volontà della premier Theresa May d'attivare la Brexit, sull'onda del referendum di giugno, senza chiedere l'approvazione al Parlamento. La Corte Suprema, chiamata a dire l'ultima parola a ranghi completi, con tutti i suoi 11 giudici, deciderà entro la terza settimana di gennaio se confermare o ribaltare il verdetto di primo grado che nelle settimane scorse ha bocciato il governo dando ragione alla cordata capitanata proprio da questa Giovanna d'Arco della City e al suo agguerrito team di avvocati. Le udienze si sono chiuse oggi, con l'intervento dei rappresentanti di Scozia, Galles e Ulster, unitisi nella sfida al gabinetto Tory di Londra per chiedere che anche le loro nazioni abbiano voce in capitolo.

Da domani comincia l'attesa, ma Gina Miller è già convinta di avere la vittoria in tasca. E che la Corte non potrà non vincolare la notifica dell'articolo 50 del Trattato di Lisbona, passo senza ritorno verso il divorzio da Bruxelles, al voto parlamentare. E poco importa se una mozione approvata ieri alla Camera dei Comuni sembra già legare le mani a una larga maggioranza in favore del rispetto del via libera al negoziato formale sulla Brexit nei tempi previsti dalla May: entro la fine di marzo. Per lei è un fatto di principio. "Si tratta di una sentenza inoppugnabile secondo il mio giudizio. Questo appello è solo una perdita di tempo, la dimostrazione che il governo non ha un piano d'azione, e che in verità non pensa di vincere il ricorso. Non abbiamo dubbi che vinceremo noi", taglia corto.

Per aver promosso quello che viene già spacciato per "il caso giuridico del secolo", Miller ha ricevuto minacce di morte e insulti razzisti (ieri s'è avuta notizia dell'arresto di un suo 'persecutore' online). Da settimane lei e i suoi familiari sono costretti a vivere sotto scorta. "In questo momento sono la donna più odiata del Regno Unito", ammette sconsolata mentre accoglie l'ANSA per un'intervista nel suo nuovo 'rifugio', un piccolo ufficio senza finestre all'interno della Michelin House, splendido edificio art-decò a due passi da casa, nella zona di Chelsea. "Non mi aspettavo questo livello d'irragionevolezza, quest'incapacità di discutere. E' tutto bianco o nero, e viene inquinato dalle emozioni. E' questo estremismo ad aver scatenato tanto odio. Ma continuo a credere che fosse la cosa giusta da fare. Se non avessi sollevato io questo caso, non lo avrebbe fatto nessuno". C'è chi le rimprovera di voler sabotare la legittimità democratica dell'esito referendario. Un'accusa che l'interessata respinge. "Non abbiamo una democrazia diretta, i nostri referendum non sono legalmente vincolanti. Noi eleggiamo i nostri rappresentanti che in Parlamento sono chiamati a legiferare. Il sistema politico britannico funziona così. Se poi il Parlamento voterà per uscire, allora usciremo dall'Ue".

La sua idea, peraltro, è che non si sia "avuto un dibattito onesto sulla Brexit. Hanno mentito i politici di entrambi i fronti. Se vincerò questa causa, finalmente si presenterà l'occasione almeno per un dibattito maturo nelle due Camere".

Se il referendum del 23 giugno ha prodotto un risultato inatteso da molti sondaggisti, altrettanto sorprendente è stata la vittoria di Donald Trump negli Usa. "L'analogia che mi preoccupa di più - commenta al riguardo Gina - è che i politici hanno strumentalizzato le legittime ansie della gente. Ma in 2 o 3 anni, quando sarà chiaro che le loro promesse sono irrealizzabili, avranno comunque liberato pericolosi elementi di rabbia nella società. A quel punto cosa si farà?".

Nata in Guyana 51 anni fa, madre di tre figli, self made woman di successo nel business impegnata anche in progetti di solidarietà sociale, in molti le auspicano un futuro in politica. Magari alla guida del Labour, un po' come una sorta di anti-Theresa May. Difficile, d'altronde, immaginare due donne più diverse. Ma lei si schermisce. "Non durerei una sola ora in politica. Perché non so fingere, non sono allineata e dico quel che penso. Non saprei come sopravvivere in un partito". Detto questo, le resta tuttavia una certezza: "Il nostro sistema politico è marcio, ha qualcosa di profondamente sbagliato". Sara' mica per mancanza di volti nuovi?

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