America Latina

Dopo repressione manifestazione opposizione Maduro:"Ha vinto la pace"

Polizia carica. Alta tensione, vietato avvicinarsi al Parlamento

Redazione Ansa

Il presidente del Venezuela, Nicolas Maduro, ha detto che "ancora una volta a Caracas ha vinto la pace", dopo la violenta repressione ieri della manifestazione di protesta dell'opposizione nella capitale. In un discorso televisivo, Maduro ha spiegato che gli Stati Uniti avevano dato l'ordine "alla destra fascista e sconfitta di scatenare un bagno di sangue e violenza in piazza", ma sono stati sconfitti "dal popolo, dall'unione civico-militare". "Sono molto felice: il Venezuela è in pace e i venezuelani stanno costruendo una società socialista, e non dobbiamo lasciarci distrarre da quello che fanno quattro oligarchi traditori della patria", ha sottolineato il capo di Stato. Maduro ha ripetuto i suoi attacchi contro il segretario dell'Organizzazione degli Stati Americani (Osa), Luis Almagro, tuonando che finirà "bruciato come un traditore" per aver permesso che "una minoranza di governi degni dell'Inquisizione, estremisti ed intolleranti della destra latinoamericana" si permettano di "giudicare e condannare il nostro paese senza nemmeno garantirci il diritto alla difesa".

La manifestazione di protesta convocata dall'opposizione venezuelana a Caracas è degenerata ieri in una serie di scontri violenti, dopo che le forze di sicurezza hanno impedito ai manifestanti, tra cui il presidente dell'Assemblea Nazionale, di raggiungere la sede del Parlamento. Gruppi armati filogovernativi hanno sparato contro il corteo, ferendo almeno una persona. Obiettivo della manifestazione era accompagnare il presidente del Parlamento, Julio Borges, e altri leader dell'opposizione fino alla sede dell'Assemblea, dove si sarebbe dovuta tenere una sessione per aprire il procedimento di rimozione dei magistrati della Corte Suprema che avevano sottoscritto una sentenza, poi ritirata, nella quale attribuivano all'alta corte le funzioni costituzionali del Potere Legislativo.

Già dalle prime ore del mattino, però, si capiva che le cose non sarebbero andate per il verso giusto: le vie di accesso a Caracas erano bloccate dalla polizia e dalla Guardia Nazionale, una decina di stazioni della metropolitana erano chiuse "per evitare problemi all'utenza e al personale" e il centro della capitale era completamente militarizzato. I manifestanti hanno dovuto affrontare le forze dell'ordine ad ogni passo, tanto nei punti di concentrazione del corteo - dove si sono registrate le prime cariche - come durante il percorso fissato verso il Parlamento. La situazione è diventata particolarmente tesa quando il corteo è arrivato sulla Avenida Libertador: Borges e altri leader dell'opposizione hanno tentato di negoziare con le forze dell'ordine, ma hanno ricevuto come unica risposta manganellate e gas lacrimogeni. I manifestanti hanno allora tentato di ripiegare verso l'autostrada Francisco Fajardo, che attraversa l'intera Caracas, ma si sono scontrati con i cosiddetti "colectivos", i gruppi armati filogovernativi che li hanno attaccati a bordo di motociclette e sparando sul corteo. Almeno un ferito per arma da fuoco - un dirigente studentesco universitario - è stato ricoverato dopo essere stato raggiunto da due spari, all'orecchio e a una gamba, ma secondo informazioni ancora non verificate ci sarebbe almeno un altro manifestante ferito, dopo essere stato colpito da una pallottola ad un polpaccio.

Gli stessi leader dell'opposizione, e lo stesso Borges, sono stati malmenati e attaccati con gas irritanti. "Il governo sta cercando di impedire che i deputati, legittimamente eletti dal popolo, possano raggiungere la sede dell'Assemblea, perché hanno paura di noi", ha detto il presidente del Parlamento. La sessione parlamentare è stata posticipata a oggi, ma nel frattempo il presidente della Corte Suprema, Maikel Moreno, ha già dichiarato che siccome l'Assemblea Nazionale "si trova in situazione di oltraggio alla corte, non possiede la legittimità necessaria per rimuovere i magistrati".

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