Africa

Beyenech, una lettera mi salvò da mutilazioni

16 anni, 'sono stata aiutata e ora voglio aiutare gli altri'

Redazione Ansa

di Eloisa Gallinaro

Il coraggio di scrivere una lettera, a 14 anni, l'ha salvata da mutilazioni genitali selvagge, da un matrimonio forzato e le ha cambiato la vita. Oggi Beyenech va orgogliosa della sua uniforme viola brillante e senza una macchia, anche se un po' larga per lei così magra: a 16 anni é una studentessa di scuola secondaria, non una sposa bambina stremata dalla violenza quotidiana. "Voglio diventare dottoressa o deputata - dice in un ufficio della sua scuola - perché voglio risolvere i problemi della gente. Io sono stata aiutata e voglio aiutare gli altri. Non mi sposerò fino a quando non avrò raggiunto i miei obiettivi".
    Una ragazzina etiopica come tante, in un Paese che - assieme all'Egitto - detiene il primato delle bambine e delle donne che hanno subito mutilazioni genitali: vivono in questi due Paesi almeno la metà dei 200 milioni nel mondo costrette a subire una pratica che le segnerà per sempre con infezioni, parti difficili e a volte mortali, dolore.
    Ma la storia, per Beyenech, è cambiata, grazie a un cartello lungo la strada del suo villaggio: si parlava di istruzione per le ragazze e c'era un indirizzo, quello dell'Ufficio regionale di 'Plan International', associazione che lavora da più di 75 anni con i bambini più poveri del mondo. Qualche giorno prima aveva compiuto 14 anni e suo padre, spesso ubriaco e dalla mano pesante, le aveva detto che era ora di sposarsi, anche perché la famiglia era troppo povera per mantenerla. "Aveva già scelto un uomo anziano, al quale mi aveva offerto come moglie. Questo significava che avrei dovuto essere mutilata", racconta. "Avevo paura del futuro. Molte ragazze muoiono per le complicazioni del parto dopo le mutilazioni. E sapevo che non sarei potuta più andare a scuola". In Bonazuria, l'area dove c'e' il suo villaggio solo le ragazze mutilate sono considerate morali, obbedienti, pronte a essere spose, come avviene in un'altra trentina di Paesi africani e mediorientali.
    "Quando ho visto quel cartello, ho pensato che forse quelle persone potevano aiutarmi. Scrissi una lettera e sperai che tutto andasse bene". Così i funzionari di Plan International sono andati alla sua capanna e hanno convinto il padre. Aiuti e animali domestici per l'economia della famiglia, libri e uniformi per i bambini e, per Beyenech, la possibilità di andare nella città vicina a frequentare la scuola secondaria.
    Dal 2012, Plan International (www.plan-international.it), ha sviluppato un progetto sulla salute infantile per porre fine alla Mutilazioni genitali femminili, ai matrimoni prematuri e alle violenze contro le bambine in due aree dell'Etiopia, Ahmara e SNNPR. Dal 2015 il progetto è stato esteso a Gambella e Oromya. Già dopo il primo anno, in 10 villaggi della zona il 92% delle bambine non è stato mutilato e 14 comunità hanno dichiarato illegale la pratica. Quello che prima era una vergogna da nascondere - non essere escisse o infibulate - è diventata una conquista. Ora esiste il Club delle Ragazze Non Mutilate (Uncut Girls Club) dove si parla senza tabù e la battaglia è quotidiana. Una storia da raccontare, nella 'Giornata contro le mutilazioni genitali femminili'. (ANSA).
   

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