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Un triangolo con le dita, si diffonde sui social il simbolo di Hamas

Il gruppo lo usa per indicare i bersagli, i sostenitori lo adottano

Un triangolo con le dita, si diffonde simbolo di Hamas

Redazione Ansa

Perché i social media sono pieni di triangoli rossi capovolti, e perché i manifestanti pro-palestinesi fanno un triangolo con le dita? La diffusione di questo gesto tra i dimostranti pro-Gaza nei campus americani viene raccontata con preoccupazione dal Jerusalem Post. Le paure per l'antisemitismo e le intimidazioni contro gli studenti ebrei presso l'Università della Pennsylvania (UPenn) - scrive il giornale - sono aumentate a seguito di segnalazioni di un individuo che con le mani fa il gesto del triangolo capovolto associato ad Hamas per mandare un messaggio agli studenti ebrei. Giovedì scorso Eyal Yakoby, uno studente ebreo dell'ateneo, ha twittato quell'immagine, attirando l'attenzione sull'uso del triangolo rovesciato, diventato un simbolo per l'obiettivo da colpire in una certa propaganda di Hamas, soprattutto delle brigate militari Al-Qassam.

Il tweet di Yakoby, con una foto, recitava: "Succede ora alla UPenn. Un individuo fa il triangolo capovolto agli studenti ebrei. Se non lo sapete, questo è diventato il logo di Hamas per i bersagli. Quella alla UPenn è davvero ancora una protesta pacifica che non sta molestando o intimidendo nessuno?" La Anti-Defamation League (Adl) spiega sul suo sito web che il triangolo rosso rovesciato è stato usato nei video di propaganda di Hamas per indicare bersagli militari, aggiungendo che il suo utilizzo segnala il sostegno al movimento islamico.  Il triangolo rosso, spiega Al Jazeera, è preso direttamente dalla bandiera palestinese, dove si trova sul lato sinistro. E' diventato anche un emoji, che sui social appare un po' ovunque nei post pro-palestinesi. Dopo il tweet di Yakoby, l'uso di tali simboli sul campus ha suscitato ulteriori preoccupazioni per la sicurezza e la protezione degli studenti ebrei alla UPenn. L'università non ha ancora fatto dichiarazioni ufficiali ma studenti e docenti la esortano ad affrontare la questione, sottolineando che si tratta di una forma di intimidazione che viola i principi della libertà di parola e della protesta pacifica.
   

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