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La stretta post Brexit sui visti è operativa, le ong la deplorano

'Il Regno Unito rischia di distruggere sua immagine di Paese accogliente'

Una strada nel centro di Londra

Redazione Ansa

    Sale la polemica delle organizzazioni di tutela dei milioni di cittadini stranieri residenti nel Regno Unito in risposta alla stretta imposta anche sull'immigrazione legale dal governo conservatore di Rishi Sunak, in quest'anno di elezioni, dopo le tante promesse - rimaste largamente sulla carta - di riduzione post Brexit dei flussi "illegali". Un'iniziativa destinata a far sentire i suoi contraccolpi - in seguito al divorzio dall'Ue - pure sulle opportunità di giovani europei (italiani inclusi) che continuano ad essere attratti dalle chance del mercato occupazionale dell'isola, Brexit o non Brexit.

    Da questa settimana è in vigore un primo incremento da 26.200 a 29.000 sterline annue (oltre 35.000 euro) della soglia minima del contratto richiesto per il visto di lavoro riservato agli stranieri autorizzati a entrare nel Paese come lavoratori "qualificati" in settori economici spesso flagellati da grave carenza di manodopera (quali ad esempio la ristorazione o l'assistenza sanitaria). Visto già introdotto quattro anni fa, in attuazione della fine della libertà di circolazione con l'Europa continentale prevista dal dopo Brexit, e che nel 2025 sarà ancora più difficile da ottenere: in forza di un'impennata ulteriore del contratto minimo fino all'equivalente di 45.000 euro circa.

    Restrizioni che hanno suscitato le prime denunce d'immigrati regolari, europei e non, rilanciate oggi da alcuni media progressisti; e che minacciano di "distruggere l'immagine del Regno Unito come un luogo accogliente per le famiglie" dei lavoratori esteri stranieri, secondo i responsabili di varie ong. Tanto più poiché affiancate da altre limitazioni, annunciate in uno stesso pacchetto dal ministro dell'Interno James Cleverly a dicembre, sui riavvicinamenti con familiari e partner: rese da quest'anno più rigide dopo "gli abusi" che stando al governo avevano consentito nel 2023 un totale di "120.000 ricongiungimenti per 100.000 lavoratori" stranieri nel solo comparto dell'assistenza. 

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