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Nuovo rapimento di massa di bimbi da una scuola in Nigeria

Una gang ne porta via 280, è record. In 7 giorni 600 sequestri

Nigeria: testimoni, 'oltre 200 i bambini rapiti ieri'

Redazione Ansa

La piaga dei rapimenti di massa esplode in Nigeria e il presidente mobilita l'esercito. La promessa e la speranza del capo dello stato, Bola Ahmed Tinubu, è di rintracciare gli alunni fra gli otto e i 15 anni sequestrati ieri mattina in un raid di gangster armati in motocicletta da una scuola di Kuriga, nello stato centro-settentrionale di Kaduna, il cui numero, a oltre 24 ore di distanza, viene stimato in almeno 280, forse poco meno di 300, allarmando la comunità internazionale con reazioni dall'Unicef ad Amnesty International.

"Nella scuola secondaria 187 ragazzini mancano all'appello, mentre in quella elementare sono spariti 125 bambini, anche se 25 sono poi tornati", confida all'Afp Sani Abdullahi, uno degli insegnanti della scuola Gss Kuriga, nel distetto de Chikun, che è riuscito a portare in salvo un nutrito gruppo di alunni, oltre a se stesso, mentre i gangster scorrazzavano con le moto sparando in aria fra le aule della scuola: un complesso di semplici edifici a un piano con tetto in lamiera. Un abitante del villaggio fornisce una stima compatibile con quella dell'insegnante "almeno 280, se non di più".

Cifre che, seppure ancora non definitive, farebbero di questo rapimento un record assoluto, superiore anche a quello di 276 bambine portate via 10 anni fa a Chibok - alcune delle quali mai più ritrovate -, che suscitò un'ondata mondiale di shock e indignazione. Quello di allora era opera degli spietati terroristi islamici di Boko Haram. Quello di ieri, invece, di coloro che in Nigeria vengono oggi chiamati 'bandits': componenti di grosse gang di delinquenti comuni pesantemente armate e motorizzate, alimentate dalla povertà e dalla speranza di guadagni facili in un Paese povero e sovrappopolato di oltre 210 milioni di anime e dilaniato da violenze endemiche come la Nigeria. Chi ha avuto un familiare rapito non ha scelta che di cedere alle richieste dei rapitori e per pagare i riscatti - vietati, pena il carcere, dal 2022 con una legge draconiana, sebbene mai veramente applicata - si ricorre alle collette raccolte dalle comunità in cui vivono.

E l'episodio di ieri è avvenuto solo una settimana dopo il raid - che si ritiene non sia a esso collegato - vicino a un campo per sfollati a Gamboru Ngala, nel famigerato stato nord-orientale di Borno, dove ancora impera la violenza jihadista. Qui sono state rapite oltre 200 fra donne e ragazze - anche questa cifra è incerta - che avevano abbandonato i loro villaggi proprio per sfuggire alla violenza jihadista e che sono state invece prelevate con le armi mentre erano nella foresta in cerca di legna per cucinare. Le autorità accusano per quel crimine i jihadisti dello Stato islamico in Africa occidentale (Iswap), una formazione dell'Isis che si scisse da Boko Haram nel 2015 quando il leader del gruppo originario, Abubakar Shekau, giurò fedeltà allo Stato islamico.

Che si tratti di azioni di terrorismo islamico o di delinquenza comune, il fenomeno si è gonfiato a tal punto da essere diventata la maggiore piaga nazionale della Nigeria. "Sono speranzoso che le vittime vengano soccorse", ha risposto all'angoscia delle famiglie il presidente nigeriano Tinubu, eletto nel maggio dello scorso anno promettendo di mettere fine alla violenza dilagante, che sia opera dei jihadisti, di criminali comune o frutto delle latenti tensioni etnico-religiose. "Giustizia sarà fatta in modo decisivo", ha dichiarato il presidente, nell'annunciare di aver messo in moto le forze speciali dell'esercito per rintracciare i rapitori. E anche il governatore dello stato di Kaduna, Uba Sani, ha promesso che "nessun bambino sarà abbandonato".

Sulla tragedia di una guerra civile scatenata da Boko Haram nel 2009 che ha lasciato in terra almeno 40 mila morti in pochi anni, si è innestata, quasi come un'appendice, quella dei rapimenti, che dopo pochi anni di relativa calma, ha ripreso dimensioni impressionanti: seppure i dati ufficiali siano inaffidabili perché moltissimi casi non vengono neanche segnalati, solo dall'elezione di Tinubu, 10 mesi fa, ben 3.964 ne sono state le vittime, con un conteggio che si ferma a gennaio.

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