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>ANSA-FOCUS/ L'Ue s'interroga sul dopo Gaza, missione di Borrell

Obiettivo una soluzione politica. 'Ma non dimenticare l'Ucraina'

Redazione Ansa

(di Mattia Bernardo Bagnoli) (ANSA) - BRUXELLES, 13 NOV - La realtà di oggi è la guerra, e le contorsioni dell'Ue su come 'gestire' l'offensiva israeliana a Gaza con le tremende conseguenza dal punto di vista umanitario. Ma c'è anche un domani. Il dopo conflitto. E la battaglia - non meno importante - per costruire la pace. Ecco, i 27 devono stabilire subito un vademecum comune se vogliono incidere ed evitare di mostrarsi al mondo divisi e dunque vulnerabili. L'alto rappresentate Josep Borrell ha allora presentato uno schema in sei punti al Consiglio Affari Esteri, incassando l'ok a precedere. E ora partirà per una delicata missione nell'area, toccando sette Paesi, incluso Israele.
    Lo schema Borrell - simile al piano von der Leyen, enunciato la settimana scorsa durante l'incontro con gli ambasciatori Ue - prevede "tre sì e tre no", ovvero principi generali (in parte già visti e sentiti) da mettere in pratica per costruire una soluzione politica al conflitto israelo-palestinese. La novità sta nel fatto che Borrell ha però l'endorsement dei 27 e ora potrà "iniziare a lavorare con gli Usa e i Paesi arabi" per metterla in pratica. "No all'espulsione dei palestinesi di Gaza in altri Paesi, no alla riduzione del territorio di Gaza, no alla rioccupazione d'Israele e al ritorno di Hamas", ha detto Borrell parlando dei tre no. Per i sì, invece: "A Gaza servirà un'autorità palestinese, non necessariamente 'la' autorità palestinese, la cui legittimità deve essere definita dal Consiglio di sicurezza dell'Onu; un forte coinvolgimento dei Paesi arabi alla soluzione politica e infine una maggior impegno dell'Ue nella regione e in particolare nella costruzione dello Stato palestinese".
    Borrell mercoledì decollerà quindi alla volta "d'Israele, Palestina, Bahrein, Arabia Saudita, Qatar e Giordania" per discutere di "assistenza umanitaria", ovvero di consegna degli aiuti, e di "questioni politiche con i leader regionali". L'ora e il poi di cui sopra. Nel mentre le capitali europee non stanno con le mani in mano. Un documento italo-franco-tedesco ha posto all'attenzione degli altri partner la necessità di isolare Hamas. "Dobbiamo impedirgli di nuocere, ridurre i suoi finanziamenti ed evitare che ci sia un'impennata di antisemitismo in Europa e nel mondo", ha detto il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani. Il documento parla esplicitamente di sanzioni al gruppo - già definito terrorista dall'Ue - sulla base di regimi esistenti oppure ex novo. Procede poi il cammino di fattibilità della proposta cipriota - la creazione di un ponte umanitario via mare, con il quartier generale sull'isola - legata ora a questioni tecniche, ovvero come creare un "pontile galleggiante" per consegnare gli aiuti a Gaza. Poi si approccerà Tel Aviv.
    È una partita difficile anche perché i Paesi arabi - ricorda Borrell - del 'day after' al momento non vogliono sentir parlare e si concentrano sul qui e ora. "La priorità ora è di mettere fine alla guerra e di consentire l'ingresso nella Striscia di aiuti sufficienti", dichiara il re di Giordania Abdallah.
    Benjamin Netanyahu poi continua a sostenere di voler occupare Gaza e rifiuta ogni ipotesi di peacekeeping.
    In tutto questo la guerra in Ucraina non desta meno preoccupazione. Anzi. La Lituania lancia l'allarme perché, visti i recenti patemi d'animo in Usa e Ue, Vladimir Putin vede la possibilità di rispolverare i discorsi di vittoria. "Una tregua significherebbe il successo di Mosca", avverte il ministro degli Esteri Gabrielius Landsbergis. Budapest continua a opporsi all'erogazione dell'ottava tranche di aiuti militari a Kiev, il 12esimo pacchetto sanzioni alla Russia tarda ad arrivare - potrebbe essere presentato mercoledì ma poi servirà l'unanimità per approvarlo - e i vari piani di sostegno (militare e finanziario) non decollano. L'Ue si ribadisce al fianco dell'Ucraina. Lo slancio degli inizi, però, inizia ad affievolirsi. (ANSA).
   

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