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L'America frena Israele, mercoledì arriva Biden

Ucciso un altro leader di Hamas. A Gaza almeno 199 ostaggi

Redazione Ansa

Il pressing degli Stati Uniti pesa sulle scelte di Israele. L'incertezza sul valico di Rafah con l'uscita degli stranieri da Gaza, le pressioni internazionali sui corridoi umanitari, il nodo degli ostaggi nelle Striscia sono tutti aspetti che stanno frenando l'ingresso delle truppe israeliane a Gaza. Lo Stato ebraico ha completato da giorni i preparativi militari, centinaia di tank e migliaia di soldati sono pronti all'operazione di terra, eppure il momento sembra non essere ancora arrivato.

Al decimo giorno di guerra, gli Usa sono sempre più presenti sul campo. Oggi, per la seconda volta in pochi giorni dall'attacco sferrato da Hamas lo scorso 7 ottobre, il segretario di Stato Usa Antony Blinken è tornato in Israele dopo una spola diplomatica in 6 Paesi arabi, tra cui Egitto, Arabia Saudita, Qatar e Giordania. E all'orizzonte si intravede anche l'arrivo di Joe Biden: secondo fonti citate da Haaretz, il presidente americano è atteso a Gerusalemme già mercoledì.

"L'occupazione di Gaza da parte di Israele sarebbe un grosso errore", ha avvertito Biden nella prospettiva di una decapitazione di Hamas. Al di là dell'impegno militare che gli Usa hanno già garantito con l'invio di due portaerei e decine di jet, Washington sta fissando dei paletti precisi per l'intervento israeliano nella Striscia. E sta lavorando per evitare la deflagrazione di un conflitto più esteso, con gli occhi puntati prima di tutto sull'Iran.

 

La sorte del valico di Rafah continua ad essere un tema irrisolto. Il passaggio verso il Sinai dove si stanno ammassando centinaia di migliaia di palestinesi in fuga continua ad essere chiuso soprattutto per volontà di Israele, che oggi - dopo che erano filtrate notizie su un'imminente apertura - ha colpito come monito una pensilina della struttura. Lo Stato ebraico ha più volte ribadito che i corridoi umanitari nella Striscia sono legati alla sorte degli ostaggi in mano ad Hamas. Mentre Blinken - che ha incontrato Netanyahu a Gerusalemme e che nelle prossime ore tornerà, contrariamente ai programmi, non negli Usa ma in Giordania - ha ricevuto un aggiornamento della situazione ribadendo "sostegno al diritto di Israele di difendersi dal terrorismo di Hamas". Senza però dimenticare il dossier "degli aiuti umanitari ai civili" e gli sforzi Usa "per il rilascio rapido e sicuro di coloro che sono tenuti in ostaggio da Hamas".

L'esercito israeliano ha annunciato di aver contattato le famiglie di 199 ostaggi, un numero che più passano i giorni più si ingrossa. Mentre sul campo la guerra va avanti. Anche oggi il lancio di razzi da Gaza sul sud e il centro di Israele è stato fitto. Le sirene di allarme sono risuonate per ben tre volte a Tel Aviv e una a Gerusalemme, dove era in corso la seduta inaugurale della sessione invernale della Knesset con Netanyahu: tutti i deputati sono andati nel rifugio. I raid dell'aviazione israeliana hanno invece continuato a colpire le infrastrutture di Hamas e i suoi dirigenti. Oggi è toccato al capo dell'intelligence della fazione della città di Khan Younis, nel sud dell'enclave palestinese: per la prima volta è stato impiegato un missile Saar-6, usato di norma dalla marina militare.

La situazione nella Striscia è drammatica, con oltre un milione di sfollati. I morti, secondo il ministero della Sanità di Hamas, sono arrivati a oltre 2.800, con 10.850 feriti, senza contare quelli ancora sotto le macerie. L'Unrwa ha denunciato - poi ritrattando - che uomini autodefinitisi di Hamas hanno rubato benzina e farmaci dalla sede dell'organizzazione a Gaza city. In Israele gli sfollati sono circa 100mila, non solo dal sud del Paese ma anche dal nord, preso di mira dagli Hezbollah. Al confine con il Libano sono state evacuate ben 28 località. I morti sono oltre 1.400 (291 i soldati) e i feriti più di 3.000.

Un prezzo di vite umane per le quali il capo dello Shin Bet (Sicurezza interna) Ronen Bar si è addossato la responsabilità per non aver saputo prevenire l'attacco di Hamas. "Trionferemo perché ne va della nostra stessa esistenza in questa regione, che è piena di forze oscure", ha assicurato Netanyahu, denunciando che "Hamas fa parte dell'asse malvagio formato da Iran e Hezbollah".

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