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La tela di Riad tra Palestina e accordi di Abramo

Bin Salman prepara una nuova iniziativa di pace araba

LA TELA DI BIN SALMAN TRA PALESTINESI E ACCORDI DI ABRAMO

Redazione Ansa

   Il presidente dell'Autorità palestinese, l'Egitto, la Turchia, la Francia, e anche e soprattutto, per la prima volta da anni, l'Iran: il potente principe ereditario saudita Mohammed bin Salman ha avviato contatti a tutto campo per ritagliarsi un ruolo da mediatore nella guerra tra Israele ed Hamas. Sul piatto, per il suo regno, ci sono gli accordi di Abramo a cui secondo le sue parole solo un paio di settimane fa Riad era "sempre più vicina", ma anche una solida opportunità per rientrare dalla porta principale sulla scena internazionale, dopo esserne stato emarginato in seguito al brutale omicidio Khashoggi.
   
   Sin dalle prime battute, il 38enne figlio di re Abdullah bin Abdulaziz ha chiamato il presidente palestinese Abu Mazen per informarlo che il suo regno sta "facendo ogni sforzo possibile con tutti i partiti internazionali e regionali" per "fermare l'escalation in corso e prevenirne l'ulteriore diffusione nella regione". Nelle poche dichiarazioni ufficiali emerse da Riad non ci sono stati attacchi diretti ad Israele. Il principe si è limitato a far trapelare la sua volontà di stare "al fianco del popolo palestinese per ottenere i suoi legittimi diritti a una vita dignitosa, realizzare le sue speranze e aspirazioni e raggiungere una pace giusta e duratura".

    Concetto espresso anche ieri dai ministri degli Esteri della Lega Araba che hanno sottolineato "l'importanza di riprendere il processo di pace e avviare seri negoziati tra l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina e Israele". Di fatto la linea di Riad. Non a caso, lo stesso concetto bin Salman lo ha ripetuto anche nella sua telefonata col presidente turco Recep Tayyip Erdogan, con il quale i rapporti sono stati faticosamente ristabiliti dopo la crisi seguita all'omicidio Khashoggi, massacrato esattamente cinque anni fa nel consolato di Istanbul e del quale il principe è stato indicato da più parti come il mandante.
    Ma il colloquio più significativo è stato quello di oggi con il presidente iraniano ayatollah Ebrahim Raisi, reso possibile dopo il riavvicinamento raggiunto nel marzo scorso dopo oltre sette anni grazie alla mediazione di Pechino. Raisi e bin Salman hanno discusso della "attuale situazione militare a Gaza e nella regione", secondo le scarne informazioni emerse sulla stampa saudita. E' stato un colloquio che già gli è valso una certa gratitudine da parte degli Usa. Un alto funzionario in viaggio con Blinken verso Israele ha affermato che gli Stati Uniti non hanno problemi per i contatti tra il principe saudita e il presidente iraniano. "Stiamo chiedendo a tutti i nostri partner di impegnarsi con Hamas, Hezbollah o l'Iran con cui hanno canali o relazioni per convincere Hamas a ritirarsi dai suoi attacchi, per liberare gli ostaggi e tenere Teheran fuori dalla mischia".

    Oltre ad Hamas, bin Salman e Raisi di certo avranno parlato anche del percorso di Riad verso gli accordi di Abramo sulla scia di Emirati Arabi, Bahrain e Marocco. Appena una decina di giorni fa, il leader iraniano Ali Khamenei aveva invitato i Paesi arabi che intendono normalizzare i legami con Israele a non scommettere su un "cavallo perdente". L'Arabia Saudita ha in realtà più volte affermato che senza una giusta risoluzione del conflitto israelo-palestinese non punterà su quel 'cavallo', ma l'apertura del vaso di Pandora da parte di Hamas offre ora a Bin Salman tutta una serie di nuove prospettive. "Nessuno si aspetta il ripetersi degli scenari precedenti, ovvero qualche giorno di escalation, richieste di autocontrollo, un accordo di cessate il fuoco o l'offerta del Qatar o dell'Arabia Saudita di ricostruire Gaza", ha affermato, citato dal Guardian, Faisal Abbas, direttore del quotidiano saudita Arab. Ed è per questo che Riad, ha aggiunto, sta lavorando ad una "iniziativa di pace araba 2.0".

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